Cairo nella storia della Liguria e della Nazione, di Piero Angelo Tognoli
Giuseppe Cesare Abba
Gaspare Buffa
Federico Patetta
Apollo Sanguinetti
Adolfo Sanguinetti
Felice Serono
Carlo Leone Gallo
Eso Peluzzi
Giuseppe Cesare Abba nacque a Cairo Montenotte il 6-10-1838 ove compì i primi studi frequentando fino all’età di 12 anni le vecchie scuole Comunali del "Ghetto".
Nel 1850 entrò in Collegio a Carcare presso i Padri Scolopi ove insegnava un grande educatore "Padre Atanasio Canata", che schiudeva i cuori dei suoi allievi all’amore per la grammatica, la letteratura e la patria.
Nel 1854 Abba fu Principe dell’Accademia del predetto Collegio.
I sentimenti patriottici inculcati nel suo animo di cittadino integerrimo lo portarono volontario nel 1859 nel reparto "Aosta Cavalleria".
Non fece però in tempo a prendere parte attiva alla guerra, in quanto le ostilità cessarono prima che egli terminasse l’istruzione militare.
Nel 1860 fu però pronto ad accogliere l’appello di Giuseppe Garibaldi, che chiamava a sé il meglio della gioventù italiana, per intraprendere la gloriosa spedizione in Sicilia.
La sera del 5 maggio, Abba fu presente allo scoglio di Quarto ad offrire il suo braccio al prode generale.
La spedizione dei Mille fu per lui il battesimo del fuoco.
Egli narrò mirabilmente le vicende della guerra nel suo poemetto romantico: "Arrigo, da Quarto al Volturno".
Terminata la spedizione, Abba lasciò il Borgo natio ed andò ad abitare a Pisa, ove studiavano molti suoi compagni d’armi.
Nell’aprile del 1861 fu nuovamente a Cairo ove con altri uomini di avanguardia fondò la Società Operaia di Mutuo Soccorso, una delle prime della Valle Bormida, che contribuì a mutare la medioevale vita del paese.
Nel 1866 partì per la terza guerra d’indipendenza e con il grado di luogotenente fu incorporato nel 7O reggimento (ricordi e meditazioni pag. 62).
Combatté con onore a Bezzecca, tanto da guadagnarsi la medaglia d’argento al valor militare: "per aver con pochi animosi seguita la bandiera salvando inoltre due pezzi di artiglieria".
Per la sua encomiabile condotta fu proposto per la croce al merito di Savoia, mal egli la rifiutò perché, a suo giudizio, era superiore ai suoi meriti.
Nel 1867 si ritirò a Cairo e vi rimase sino a tutto il 1880.
Durante questo periodo si dedicò all’Amministrazione della cosa pubblica in qualità di Sindaco, promuovendo e realizzando numerose opere di interesse generale.
Affrontò con coraggio i problemi più immediati nel campo dell’istruzione, dell’igiene e dell’urbanistica.
Diede una sede più degna alle scuole, istituì un corso serale per operai fece abbattere le mura cittadine per il risanamento igienico dell’abitato, fece costruire la nuova fognatura e il cimitero e favorì l’istituzione di una banca popolare al servizio dei lavoratori, degli artigiani e degli agricoltori della città.
Nella quiete del Borgo scrisse il romanzo di ispirazione manzoniana: "Le Rive del Bormida nel 1794".
Nel 1881 venne incaricato professore reggente al liceo di Faenza ove rimase per quattro anni.
Scrisse ancora "Le notarelle di uno dei mille" che è forse il miglior libro sul nostro Risorgimento (il Carducci dopo averlo letto incoraggiò l’Abba a pubblicarlo), "Cose vedute"; "La vita di Nino Bixio", "La storia dei mille", "Le Alpi nostre"; "Uomini e soldati", "Cose Garibaldine" ed altri scritti minori.
Nel 1884 vinse la cattedra di professore nell’istituto Tecnico Nicolò Tartaglia nella città di Brescia, ove insegnò per ben 26 anni diventando Preside stimatissimo.
La grande fiducia, riposta in Lui dagli abitanti della città lombarda lo portò valentissimo consigliere comunale.
Nei 1908 gli fu offerto un ambito posto di preside presso un Istituto di Milano: in un primo tempo accettò, ma poi ritornò sulla sua decisione e declinò l’incarico in quanto, secondo Lui, non era degno di tale promozione.
La modestia fu la sua virtù più ammirata.
Abba morì a Brescia il 6-11-1910 all’età di 72 anni. I funerali furono un ‘apoteosi .
La città onorò in modo mirabile la salma del suo cittadino adottivo.
Commovente fu il trasporto nel cimitero di Cairo, ove egli riposa accanto alle spoglie dei suoi cari.
Il tributo offertogli dai cittadini delle sue due patrie volle essere il riconoscimento all’uomo onesto, all’educatore irreprensibile ed al cittadino virtuoso,
Gaspare Buffa nacque a Cairo Montenotte il 4 dicembre 1832. Compì gli studi di belle lettere all’Università di Torino. Fu uno dei più delicati ingegni che abbia, prodotto la terra Ligure.
Fu amico d’infanzia di Giuseppe Cesare Abba e come lui lasciò un’orma del suo passaggio.
Anch’egli fu molto modesto e non seppe trarre alcun profitto dal suo ingegno. Fu un poeta forbitissimo, a volte classico e a volte romantico. Le sue opere rivelano in lui l’artista nel vero senso della parola. I principali suoi scritti sono: "Il mare", un carme stampato a Genova nel 1870 che rappresenta un vero gioiello della letteratura italiana ed è senz’altro il migliore lavoro del nostro poeta; "A Giove tonante" stampato quattro anni più tardi, è un altro carme, di poche strofe ma di grande effetto; "Riccardo di Valbruna" ed "Emma" due novelle in versi che malgrado la forma letteraria antica si leggono ancora con piacere.
Oltre che poeta, Gaspare Buffa, fu un quotatissimo giornalista e scrittore di riviste.
Pregevoli il suo studio su "L’arte vitrea di Altare" ed i numerosi scritti di economia, di navigazione e di attualità.
Tenne per lungo tempo la direzione del giornale "Il corriere mercantile di Genova„. Las maggior parte della sua vita la trascorse però in cattedra.
Fu docente m lettere, storia e geografia nel Liceo Doria di Genova di cui in un secondo tempo, divenne preside.
Nel 1879 gli fu affidata la cattedra di Geografia nell’Università della stessa città Su questa disciplina preparò e diede alle stampe alcuni pregevoli volumi.
Morì il 3 settembre 1893 lasciando buona memoria di sé tra i concittadini, i numerosi discepoli e gli ammiratori.
Il municipio di Cairo pose una lapide sulla casa, in cui nacque il Buffa, il cui testo, dettato da Giuseppe Cesare Abba,, è il seguente: "In questa casa dei suoi avi—il 4 dicembre 1832 nacque Gaspare Buffa—potente ingegno gentilissimo cuore—poeta erudito filosofo—con gli scritti e nelle scuole—insegnò storia ed arte sette lustri—degno degli altissimi onori—non li ebbe perché non li ambì—lui morto a sessantun anni— volle il patrio Municipio—ricordato ad esempio".
Oratore ufficiale alla cerimonia fu Adolfo Sanguinetti.
Nacque a Cairo il 6-2- 1867 da Ferdinando ed Eugenia Airaldi. Compì gli studi universitari nella città di Torino laureandosi in giurisprudenza il 5 ottobre 1887.
Si perfezionò presso le Università di Torino, Roma e Berlino.. La sua prima pubblicazione fu un volume sulle ordalie. Tale opera presenta magistralmente il frutto di una intelligente ed interessante ricerca sulla medioevale prova fisica a cui talvolta si prestava un accusato per avere il responso divino sulla sua innocenza o colpevolezza.
Nel 1892 all’età di 25 anni il Patetta venne chiamato all’insegnamento della "Storia del diritto italiano" nella Università di Macerata,
Tale cattedra tenne fino al 1893,.
Insegnò successivamente fino al 1935 nelle Università di Siena, Modena, Pisa, Torino, Roma.
Durante questo lungo periodo di cattedra insegnò anche per incarico oltre "all’Esegesi delle fonti del diritto italiano, la Storia del diritto romano, e il Diritto ecclesiastico".
Fu nominato nel 1933 Accademico d’Italia. Fu socio di numerose Accademie, Istituti culturali e Società di Storie Patrie. Fu membro del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione. I numerosissimi suoi scritti gli diedero larga rinomanza. Egli dal 1890 al 1944 pubblicò più di centoventi lavori e tutti interessantissimi.
Morì improvvisamente ad Alessandria il 28- 10- 1945 durante un viaggio all’età di 78 anni.
Nacque a Cairo Montenotte i1 20-1-1822.
Si laureò in Filosofia razionale, diresse alcuni corsi di Scuole Magistrali ove acquistò buona fama. Fu Provveditore Generale agli Studi per la Sardegna. Pubblicò molti scritti di filosofia e di grammatica. Eletto deputato il 1 aprile 1860 rimase in parlamento sino al 1870.
Oratore fecondo, in un dibattito alla camera, parlò per sette sedute consecutive. Nel 1871 non ottenne la conferma del mandato politico per aver votato la legge che istituiva la tassa sul macinato. Si ritirò pertanto a vita privata riprendendo con passione gli studi che aveva interrotto.
Pubblicò numerosissime opere che testimoniano la potenza del suo ingegno.
Morì a Firenze il 5-7-1889 alla ancor giovane età di 66 anni, lasciando largo rimpianto, non solo fra i suoi concittadini, ma in quanti ebbero a conoscerlo ed apprezzarlo.
Nacque a Cairo Montenotte il 10-2-1834. Deputato dal novembre 1876 sino al 1897. Prima di andare in Parlamento fu impiegato del Ministero delle Finanze ove ricopriva la carica di Capo Divisione. Alla Camera fu molto apprezzato ed ascoltato dai suoi colleghi.
Intervenne in questioni di scuola, lavori pubblici e finanze.
Nel 1877 si interessò presso il Ministero dei Lavori Pubblici, della questione del ponte ferroviario del Capoluogo, assistendo il Comune di Cairo nell’istanza tendente ad ottenere le regolarizzazioni dell’alveo del fiume per impedire inondazione al paese.
Tenne il discorso ufficiale, in sostituzione di G. C. Abba, in occasione della cerimonia per la posa della lapide che il municipio fece murare nella casa in cui nacque Gaspare Buffa.
Morì a Cairo Montenotte il 20-11-1914 all’età di anni 81.
Serono, un nome che pochi conoscono, ma che fu di un grande uomo cairese. Nacque a Cairo nel 1837, esercitò la professione di pittore fra l’incomprensione e la commiserazione della gente del luogo, che non capiva la sua arte.
Gli stenti, la miseria, la disperazione e l’incomprensione lo condussero alla pazzia.
La sua casupola sulla strada che porta alla Madonna del Bosco era evitata da tutti.
Nessuno voleva avere a, che fare con quell’uomo solitario, solo i Signorotti del paese si facevano ritrarre o acquistavano qualche dipinto in cambio di poca moneta.
La pittura del Serono, sebbene un po' monotona nei colori, è altamente espressiva e denota un’abilità ed una poesia non comuni.
I ritratti dei Principi .dell’Accademia del Collegio di Carcare, eseguiti nell’epoca, portano la sua firma.
Le sue opere più famose e che ancora oggi si possono ammirare, oltre ai panorami di Cairo, sono i ritratti del Cav. Luigi Baccino, di Costanza della Valle, del piccolo prete dipinto su foglia di rame e di G. Cesare Abba, Principe dell’Accademia del Collegio di Carcare.
Il Serono morì in povertà a Cairo Montenotte il 22 gennaio 1900.
Carlo Leone Gallo, da tutti conosciuto come "Leonin", nacque a Cairo Montenotte il 20 - 2 - 1875.
Come Gaspare Buffa,, G.C.Abba e Federico Patetta ci hanno lasciato gli scritti a testimoniare il loro genio poetico, così il Gallo ci ha lasciato i suoi magnifici quadri dipinti con la maestria del vero artista.
Frequentò l’Accademia Albertina di Torino, ove dai Professori Giacomo Grosso e Celestino Gilardi, apprese i segreti della tecnica pittorica, raffinò e potenziò il suo ingegno di artista, tanto da diventare una delle figure più significative della Valle Bormida.
Espose le sue opere al la quadriennale di Torino , al la mostra di Brera a Milano, a Genova, a Firenze.
I suoi quadri si trovano nelle più importanti gallerie degli Stati Uniti, dell’Australia, della Francia, della Germania, nei musei di Genova, Roma e Savona ed in numerose collezioni private italiane e straniere.
Oltre ai ritratti altamente realistici, le sue opere più espressive sono le vedute ed i paesaggi di Cairo e della Valle Bormida che egli amava percorrere in lungo ed in largo con in spalla il suo cavalletto.
Come tutti i grandi artisti visse modestamente, in umiltà e silenziosamente si spense nel suo paese natio il 13- 1 - 1959 lasciando un grande patrimonio artistico e morale.
Eso Peluzzi è nato a Cairo Montenotte il 10-1-1894.
Egli è uno dei pittori più quotati del nostro tempo. In lui albergano poesia, abilità e cultura che lo hanno reso celebre e stimato non solo in Italia, ma anche all’estero.
A Venezia nel 1926 fu l’artista che ebbe i maggiori consensi di critica e di pubblico.
Milano, Firenze, Torino, Berlino, Vienna, Budapest, Amburgo, Parigi, e Belgrado furono altrettanti successi del pittore cairese.
Egli è un artista schietto, le sue opere, e in modo particolare i paesaggi, sono autentici capolavori.
Le nostre colline sono i soggetti da lui preferiti e le vedute delle Langhe fanno bella mostra nelle gallerie e nelle collezioni pubbliche e private.
Il critico Ugo Nebbia dice di lui: "il Peluzzi sembra portare con sé i retaggi dell’arte ferma e sottile del nonno intagliatore e la poetica nobiltà del più squisito dei mestieri del padre, il liutaio Nato così, più che divenuto artista, per qualche tempo egli preferì imparare il mestiere come decoratore murale, sempre tuttavia industriandosi come poteva, anche da solo, per liberarsi dalle scorie troppo manuali di cui aveva pur bisogno per campare e per trovare intanto la vera strada".
Anche il Peluzzi compì gli studi all’Accademia Albertina di Torino e fu tenuto in particolare considerazione dal Professor Giacomo Grosso.
Dal 1920 ha posto la sua dimora nella Frazione Santuario del Comune di Savona, ove vi sono sue eloquenti creazioni.
Basti ricordare la decorazione dell’abside della chiesa della Madonna della, Misericordia.
Colà non gli mancano di certo i soggetti più suggestivi per i suoi quadri. A Cairo vi è una sua opera degna di nota; si tratta del grande pannello nell’atrio principale delle Scuole Elementari del Capoluogo raffigurante il mondo di Virgilio.