Riguardo a monsignor Bertolotti, diventato da poco tempo famoso per come abbia avuto vasta risonanza il legame della chiesa di Altare con la misteriosa chiesa pirenaica di Rennes le Chateau, si sminuisce spesso la sua origine familiare ignorando che sua madre Rosa Giordano non era una semplice e umile sarta bensi' la nipote del notaio Pietro Antonio Giordano.
Sarebbe quindi il cognome Giordano, il cui anagramma e' il nome Dragonio, che diventa il drago simbolo di monsignor Bertolotti pero' il suo non e' il semplice omaggio alla casata materna ma il fatto che il fiume Bormida e' quello biblicamente chiamato fiume Giordano. La particolare forma delle Langhe ha portato nei secoli a diverse rappresentazioni grafiche del territorio tra cui appunto il drago (la valle del Belbo risalta bene nel suo essere il collo della figura):
Prima della figura geografica del drago il medesimo territorio e' l'occhio di Ra che si trasforma in un serpente, mentre in epoca successiva il posto del drago viene preso da San Giorgio.
Nelle raffigurazioni piu' antiche della leggenda di San Giorgio che sconfigge il drago gli elementi che compongono la scena ricalcano la geografia delle Langhe:
L'asta tenuta in mano da San Giorgio corrisponde alla "trave nell'occhio" delle raffigurazioni egiziane con cui viene indicata la langa verticale di Cairo Montenotte:
Nelle epoche successive San Giorgio assume una posa diversa che suggerisce una geografia allargata in cui l'asta, inclinata da sinistra verso destra, sembra riferirsi alla catena montuosa appenninica cosi' da posizionare il drago nella Libia africana dove si svolge ufficialmente la versione moderna dell'uccisione di tale drago.