Note (1-74)
Iscrizioni (I-IV)
Annotazioni (I-VII)
1 - V. Tit. Liv. dec. I. Iib. v. cap. I9.
2 - L’illustre letterato, del quale io quì favello era Giureconsulto nella sua patria accreditatissimo, e gioiva d’una rara estimazione per tutta la provincia d’Aqui, e per le vicine . M’aveva egli preceduto nella ricerca de’ Fasti Aquesi, ed aveva avuto la generosità di comunicarmi alcune delle sue scoperte, delle quali io non ho scrupolo di fregiare questo mio scritto, ne ribrezzo a confessarlo. Morì egli nella epidemia onde fu desolata quella provincia l’anno 1783., e la perdita d’un uomo cosi virtuoso costò calde lagrime a tutti coloro, che l’avevano conosciuto. Possedeva in grado eminente la musica, e tanto le sue composizioni, quanto le più difficili de’ professori Filarmonici più celebri, acquistavano pregio ed energia maggiore quand’egli al cembalo le eseguiva. Attendendo alla Geografia, non solo speculativamente vi s’innoltrò, ma mettendone in pratica i precetti costrusse un globo con le più esatte misure, sul quale dopo d’avere dipinto quanto di cognito avevamo alla metà del secolo corrente, andava dipingendo, a misura che pervenivano a sua notizia, tutte le nuove scoperte de’ più arditi viaggiatori. Oltre a non pochi squarci di storia Ecclesiastica d’Aqui pubblicatisi da altri, e ad altre opere anche di poesia, alle quali per la sua modestia non volle mai apporre il proprio nome, diete alla luce con le stampe di Torino un opera intitolata Reflexions sur le discours de J. Jacques Roousseau etc. Sur l’origine et les fondemens de l’inégalité Parmi les hommes. Briolo 1778. A questa, ch’egli dedicò al Sommo Pontefice regnante Pio VI. non poté far di meno d’unire il proprio nome, e ben lo merita perché è tale da onorare chiunque se ne fosse detto autore. Mi si perdoni questo picciolo sfogo per tener viva la memoria del merito e delle doti d’un maestro, ed oserò dirlo, d’un amico incomparabile, ch’era vivendo l’ornamento principale della città, intorno alle vicende della quale, e degli antichi popoli, che la fondarono, il mio discorso s’aggira.
3 - Liv. Dec. V. lib. II. cap. 8.
4 - Plin. Hist. Nat. lib. III. cap. 5. lib. XXXI. cap. 2.
5 - Vedi Cabiasio Delle meraviglie dei Bagni d’Aix; il nostro Vescovo Della-Chiesa nella Corona Reale di Savoja parte I, pag. 43 dell’edizione del 1655. in 8° per gli Strabella in Cuneo. Corographia insignium locorum qui maxima ex parte subiiciuntur, tam cis, quam citra montes potentissimo Principi Sabaudo etc. Authore Jacobo Delexio Jurisconsulto. Camberii per Franciscum Pomarum 1571. 8° pag. 5. e seg. Lo stato presente di tutti i paesi e popoli del mondo etc. Venezia presso G. B. Albrizzi MDCCLI. 8.° pag. 79., e seg. Jo. Fantoni etc. Opuscula Medica, et Phvsiologica. Genevae sumtibus Pelissari MDCCXXXVIII. in 4° pag 215. ubi de Aquis Gratianis.
6 - V. Strabon. Geograph. lib. IV.
7 - Plin. Histor. Natural. lib XXI.
8 - V. Delle antiche città di Pedona, Caburro, e Germanicia, e dell’Augusta de’ Vagienni, Dissertazione di Jacopo Dúrandi ec. Torino MDCCLXIX. nella stamperia di Giambattista Fontana in 8° pags 72. e seg
9 - V. Strabon. Geografici. lib. IV.
10 - Allora appunto s’incomincia a trovare un Tito Statilio Tauro.
11 - Epistolarum ad Familiares lib. II. epist. II.
12 - V. Tit. Liv. Dcc. V. lib. II,cap. 8., et cap. 18.
13 - Con questo nome erano anticamente appellati i Gocci come si crede da Elleno figlio di Deucalione re di Tessaglia, dal quale ne venne il nome generale di Ellade $$$; a tutta la Grecia, ed in ispecie alla Tessaglia medesima, dove vi fu pure una città col nome proprio di Ellade. V. Plin. Hist. Nat. Iib. IV. cap. 7., Strabon. Geogr. lib. VIII.
14 - V. Dionis. Alicarnas lib. X.-Nieuport. Prolegom. ad compend. Hist. Romanae.
15 - Strab. 1. cit. Iib. IV.
16 - Ved. a questo proposito il bellissimo Ragionamento dell’origine dei Liguri del sig. Alessandro Tonso Gentiluomo Tortonese pubblicatosi in Pavia l’anno 1784. in 8°
17 - Idem lib. V.
18 - Quindi si capisce, che non vorrei si credesse oppormi io a chi giudica l’Italia, e conseguentemente la Liguria essere stata ne’ più rimoti secoli abitata da’ Celti; perciocché o i Celti non la popolarono tutta a segno di non lasciar più luogo al trapiantarvisi d’altre nazioni; oppure queste, messo con le colonie loro il piede nel nostro paese incominciando dal litorale, a poco a poco rinforzandosi, ne scacciarono le deboli popolazioni de’ Celti, che nell’ingrandirsi incontravano, seppure pacificamente insieme non vissero. Tutto questo, benché possibile, non è però ancora corroborato da prove.
19 - Tit. Liv. dec I. lib I. cap. 3.
20 - Iustin. lib. XX. - Strabon lib. V.
21 - Plin. Histor. Natur. lib. III. cap. 5.
22 - Iustin. lib XX.
23 - Seneca De consolatione. - Strabon. lib. VI., e lo stess’Ovidio nel VI. de’ Fasti disse ltala tunc tellus Graccia maior erat. Non potremmo però noi giudicare con eguale probabilità, che ne’ tempi rimotissimi fossero gli abitatori delle Isole Greche venuti dal continente del quale l’Italia è parte ? Nel caso nostro la Grecia avrebbe restituito all’Italia quelle colonie, che dall’Italia aveva ricevute; opinione che sembrami essere già stata pubblicata da Ciro Minervino.
24 - Arrivati per avventura alcuni Greci colà soltanto di passaggio, furono per qualche accidente costretti a fermarvisi, e tale contrada ne prese il nome di Statellate, o Statella, ed i popoli che di poi l’abitarono acquistar dovettero quello di Statellati come Tito Livio gli nomina, o di Stazielli, ch’è il più comune, e quello che durò più lungo tempo, essendo stato adoprato al tempo di Traiano, e assai più tardi ancora come vedremo.
25 - Tito Livio dec. V., lib. II., cap. 8.
26 - Loc. cit. lib. X.
27 - Vedansene le annotazioni a Columella nel’edizione Lionese del Gryphio in 8° del 1541. fol. KK.
28 - Tit. Liv. dec. 1. cap. 1.
29 - Strab. Geogr. Iib. V.
30 - Debbo aggiungere, che il sig. D. Depetris Professore di lettere umane nelle R. Scuole d’Aqui ha una raccolta di voci, e termini comuni a quel popolo, la radice de’ quali è indubitabilmente greca.
31 - Lib. 1. cap. 12. Questo fu l’anno DXXXVI, di Roma, ducentesimo decimo ottavo prima dell’Era vulgare.
32 - DXLIX. di Roma, ducentesimo quinto prima della nostr’Era.
33 - Livio dec. cit. lib. VIII., cap. 26., lib. X., cap. I. Non saprei a quale autorità siasi appoggiato Fr. Aurelio da Genova Cappuccino, quando nel suo Trattata Cronologico pag. 412. accusò d’errore lo storico Padovano perché ha posto il sacco di Genova nel DXLV. di Roma, e la venuta di Lucrezio Spurio nel DXLVIII. e vuole che il primo fatto sia seguito quando abbiamo accennato noi, del pari che il secondo. Il Tarcagnota segna il sacco suddetto all’anno del mondo MMMDCCLXIII. 1. cit. pag- 334
34 - Lib. II. cap. 8.
35 - Hist. Nat. lib. III. cap. 5.
36 - Piemonte Cispadano antico pag. 45., artic. I., e Delle antiche città di Pedona ecc. pag. 64.
37 - Io. Baptistae Fantoni Cammentariolus de quibusdam aquis medicatis, nempe Vinadiensibus, Augustanis, et Anfionensibus etc. Taurini 1747. 8°
38 - Delle acque Termali di Vinadio usate in bevanda, bagno, doccia, stufa, fango, muffe ecc. Commentario di Gioanni Antonio Marino ecc. In Torino MDCCLXXI nella Stamperia Mairesse 8°. Dall’erudito trattato di quest’ultimo autore i curiosi lettori possono ricavare notizia di quanti altri hanno scritto intorno a questo luogo. Vi si vedranno pure le osservazioni state al Ma.rino comunicate dai nostri diligenti Medici Giavelli, e Betrone. Ne scrisse pure ultimamente un tratratello analitico il sig. Gio. Evangelista Fontana chimico Torinese mio amico.
39 - Dalle osservazioni preparate per la stampa dall’ingegnoso sig. Pittarelli Astigiano sulla Tavola Alimentaria di Traiano, e sul Tipo della Colonia Giulia Augusta d’Iino contemporaneo di quell’Imperadore risulta, che i Bagienni aveano alcuni fondi anche alla parte destra del Po, cioè al di qua del fiume stesso, il che dimostra, che quel Pago a’ tempi di Traiano medesimo si stendeva da amendue i canti del Po. Igino ci segna il termine orientale del Pago Bagienno a Montezzemolo, ed all’Altare detto da costui Mons ater l’ultimo e Mons Geminus il primo. Nell’opera di cui favello vedrassi con che raro sì, ma bel nodo abbia saputo il sig. Pittarelli unire alla letteratura e all’erudizione intorno alle antichità risguardanti la patria nostra, le più ampie cognizioni nella Geografia, la perizia del disegno, e la delicatezza dell’intaglio.
40 - Ved. Delle antiche città di Pedona, Caburro, Germanicia, e dell’Augusta de’ Vagienni ecc. del sig. Iacopo Durandi pag. 65. per quello,che risguarda l’estensione del territorio de’ Vagienni medesimi; indi la pag. 75., e segg. relativamente al sito dell’Augusta loro. Si veda pure il Racconto Storico della città di Bene di Giulio Francesco Cagliari stampato l’anno 1660; ma non si dimentichino le opere stampate, e MSS. de’ celebratissimi storici Saluzzesi Ludovico, e Francesco Agostino Della Chiesa.
41 - Anzi il P. Fulgenzio Alghisi Agostiniano Casalasco nel suo Monferrato MS. parte 1. lib. 1. num. 54. scrive, che l’anno DXXVI. di Roma, cioè CCLVII. anni prima dell’Era Cristiana, quando i Liguri fecero la prima incursione in Italia, essi per meglio assicurarsi Le spalle, fabbricarono vicino alle loro popolazioni marittime una città e dalle acque salutifere presso le quali la fondarono fu nominata Aquae. Ma, torniamo a ripetere, i Liguri allora si servivan eglino già della lingua Latina?
42 - Così veùesi nel Diploma dell’Imperatore Lotario dell’anno DCCCXXXIX. pubblicato dal cel. Muratori Antiquitat. Italia. Tom. 1. col. 579.
43 - Quì parlasi dei Vellejati propriamente detti; perciocché se volessimo favellare de’ Fondi, che a’ Vellejati ancora al tempo dell’Imperatore Traiano appartenevano, percorrere dovremmo quasi tutti i Pagi e le provincie, che nella cel. Tavola Alimentaria si trovano mentovati, e che da Monviso si stendono fino al Mantovano come dal di qui del Po si allargano fino all’Altare. Vedi la Tavola suddetta nel Museo Veronese del Marchese Scipione Maffei, e presso il Muratori nella Dissertazione, che ne pubblicò.
44 - Histor. ab initio mundi ad ann. Xpi 416. Iib. IV.
45 - 237. anni prima dell’umana Redenzione,
46 - 218. prima dell’ Era vulgare.
47 - Lib. II.
48 - Loc. cit. De Gestis Romanorum.
49 - De Gestis Romanorum lib.III.
50 - Eutrop. loc. cit. lib. IV. Tarcagnola ibid. pag. 374.
51 - Ved. Dell’Historie del mondo lib. XXXI. pag. 289.
52 - C. Bebio Panfilo l’anno 3769. del mondo (dice il Tarcagnota 1. cit. pag. 376.) era Pretore nella Gallia, entrando su quel degl’Insubri, fu con tutto il suo esercito colto in mezzo dai nemici, e vi perde da seimilaseicento de’ suoi . Il perché L. Lentulo console vi andò tosto volando, e fartone ritornare in Roma il Pretore, non vi fece egli però cosa alcuna degna.
53 - Il Tarcagnota 1. cit. lib. XXXII. p. 455. Lo nomina Quinto Marrio, e dice che il sito dov’è stato rotto fu di poi detto Martio.
54 - Ved. Eutrop. lib. IV.
55 - Tit. Liv. dec IV. lib. IX. cap. 12,
56 - Cent’ottanta quattro anni prima dell’Era vulgare.
57 - Tit. Liv. dec. IV. lib. X. cap. 10.
58 - Ved. Tarcagn. pag. 469.
59 - 180. prima dell’Era vulgare.
60 - Livio dec. IV. lib. X. cap. 19. Tarcagnota I. cit. pag. 469. all’anno del mondo 3788.
61 - Lib. 46
62 - Lib. IV.
63 - Lib. 35.
64 - Il Tarcagnota dice cinquant’una, e soggiunge, che da Roma si mandò una colonia di duemila uomini ad occupar il terreno stato a’ Liguri tolto. pag. 474.
65 - Aggiungendovi Q. Petilio Spurino ( dice il Tarcagnota 1. cit. all’ anno 3792.) e C. Claudio andato con I’ esercito sopra Modena stata presa ed occupata da’ Liguri, fra tre dì la ricuperò con la morte di ottomila d’essi. Soggiunge poi che per isnidargli da’ monti Leto e Balestra M. Valerio Levino console mandò l’armata a porre dalla parte del mare i Liguri in ispavento, ed il collega Q. Petilio si congiunsero con C. Claudio dalla parte di terra. V. pag 475.
66 - Dec. V. lib. I. Diu nihil in Liguribus memoria dignum gestum est. … Extremo cius anni bis in ma gnum periculum res adducta est Hostis levis et velox, et repentinus, qui nullum usque temporis, nullum loci quietum, aut securum esse sineret. Oppugnantia ncessaria munitorum castellorum laboriosa simul, periculo saque, et viros omnes spem in armis habentes etc. etc. e lo ripete alla dec. V. Iib. III. e IV. verso il fine. Le parole di Floro sono Ligures imis alpium iugis adhaerentes … implicitosque dumis silvestribus, maior ali quando labor erat invenire, quam vincere. Tutum locis et fugâ, durum atque velox genus, ex occasione magis latrocinia quam bella faciebat … Ita quotidiani, et quasi domestici hostes tyrocinia militum imbuebant, nec aliter utraque gente, quam quasi cote quadam populus Romanus ferrum suae acuebat virtutis … Itaque cum diu multumque eluderent Salii, Deceates, Oxubii, Eburiates, Ingauni, tandem Fulvius latebras corum ignibus sepsit; Baebius in plana deduxit; Postumius ita exarmavit, va vix reliqueret ferrum, quo terra coleretur etc. Vedasene il compendio lib. II. cap. III.
67 - Se volessimo dare maggior peso alla nostra opinione, basterebbe recar i passi degli altri storici tutti, che citano gl’Ingauni, e gli altri Liguri vicini ben sovente come nimici de’ Romani, e ribelli, senza mai dare la medesima taccia agli Statellati.
68 - Il lod. sig. Durandi alla pag. 20. dell’antica condiz. del Vercellese dice, che 1’anno DLXXXI. di Roma si è combattuto nella campagna de’ Liguri Statielli, ed alla pag. seg. soggiunge i Liguri Cisapennini, e quel di là dal fiume Iria si raccolsero nel paese degli Statielli, gli obbligarono di entrare nel loro partito, e rendettero il loro paese teatro di quella guerra. Ma gli Statielli erano senza dubbio clienti de’ Taurini, e forse anche diramati dagli stessi Taurini: se adunque gli Statellati non erano dianzi nemici de’ Romani, non lo furono neppure i Taurini capi degli Statielli, perciò non ritroviamo finora che i Romani siano passati per guerreggiare i popoli stabiliti di quà dal fiume Iria. Ed è quivi appunto, che questo ch. Scrittore dice i popoli suddetti all’arrivo del console Marco Popilio essersi ridotti tra le mura del Borgo Carysto, oggidì forse Carusco sulla via, che da Genova mena a Tortona, dalla quale sentenza dipartissi poi dopo riflessioni più mature; moderazione d’animo, della quale i pochi esempi, che abbiamo ridondano in gloria dell’intelletto umano, che non cura le prevenzioni quando gli si presenta con più chiara luce davanti la verità, o scorge l’errore.
69 - Il console M. Popilio (dice il Tarcagnota l. cit. pag. 477. ann. del mondo 3785.) fece presso Caristo terra di Statellati un dubbio e gran fatto d’armi co’ Liguri che quivi fermi si erano, e gli vinse finalmente tagliandone diecimila a pezzi, facendone più di settecento prigioni, e guadagnandone anco ottantadue insegne. Né si ebbe già senza sangue questa vittoria; perciocché dell’esercito Romano ne morirono più di tremila ecc.
70 - A’ tempi di C. Terenzio Varrone, e di L. Paolo Emilio Coss. però ogni legione non comprendeva più di cinquemila fanti, e trecento cavalli nell’anno del mondo 3752: trentaquattro anni dopo essendo consoli Gn. Bebio Panfilo, e L. Emilio Paolo era già di cinque mila dugento fanti, e trecento cavalli se crediamo al Tarcagnota; però nove anni dopo non è probabile, che si fosse aumentata già del doppio: sicché poniamo, che tra fanti, e cavalli ogni legione comprendesse a quest’epoca fatale per gli Statellati soltanto seimila uomini, e troveremo, che l’esercito Romano superava di gran lunga quello de’ Liguri, i quali erano inoltre senza cavalleria. Ora qual disordine mai non producono tremila cavalli, mentre che passano sul ventre dell’infanteria, già troppo seriamente occupata nel difendersi da un corpo molto superiore!
71 - Atrox res visa Senatui (ecco le parole di Livio) Statellates qui uni ex Ligurum gente non tulissent arma adversus Romanos, tum quoque oppugnatos, non ultrò in. ferentes bellum, deditos in fidem populi Romani, omni ultimae crudelitatis exemplo laceratos ac delatos esse; tot millia capitum innoxiorum fidem implorantia populi Romani, ne quis unquam se postea dedere auderet, pessimo exemplo venisse: ct distractos passim, iustis quondam hostibus P. R. pacatis servire.
72 - Parcere subiectis, et debellare superbos. Virgilio.
73 - Qui ex Statellatibus deditis in libertasem restitutus ante calendas sextiles Primas non esset, cuius dolo malo is in servitutem venisset, ut iuratas Senatus decerneret, qui sam rem quaereret, animadverteretque.
74 - Ved. a questo proposito la Dissertazione della condizione antica del Vercellese già citata pagg. 20., e 21., dove confessa non sapersi indovinare in qual parte della regione da’ Romani detta Traspadana siano stati da Macro Popilio trasportati i Liguri Statielli.
Ecco le iscrizioni mentovate nel testo quali nel Salon Vescovile si leggono.
Di tutte le altre poi, che risguardano i Vescovi d’Aqui, e la cronologia loro, e del nome degli Aquesi, che ressero altre chiese, daremo la serie a suo tempo; basti per ora il sapere, che autori ne furono il fu Don Giuseppe Gatti Aquese Professor di Lettere umane in quella Città, ed il fu sig. Ab. Chionio Protessor d’Eloquenza nella R. Università di Torino, i quali vi lavorarono attorno d’accordo.