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L'infanzia abbandonata nel dipartimento di Montenotte in epoca napoleonica
(di Gabriella Arazzi, dalla rivista Saonensis, marzo 1996)
Prefettura del dipartimento di Montenotte, 1800-1813: tiene banco una
serie sterminata di disposizioni sui problemi dell'infanzia abbandonata,
ora conservate nell'Archivio di Stato di Savona.
Ci sono lettere di sindaci, circolari del Prefetto Chabrol De Volvic
agli aministratori locali, indicazioni del consigliere di Stato, suggerimenti
della commissione amministrativa degli ospizi di Santuario e di San Giacomo
a Savona. Per la prima volta minori senza volto e senza storia vengono
curati. Ospitati in strutture pubbliche, affidati in altri casi a famiglie
benestanti, acquistando dignità e visibilità sociale. Con
un progetto sistematico, che anticipa il grande quadro dell'assistenza
all'infanzia della seconda metà del XIX secolo e che si stacca dalle
improvvisazioni del passato, il dipartimento di Montenotte affronta la
questione sul piano giuridico e su quello pratico-operativo.
Lontano dall'epopea celebrativa e dal rumore delle battaglie, l'attenzione
per i piccoli e lo studio di strategie per migliorare le condizioni degli
orfani, rappresenta una precisa cartina di tornasole, in grado di misurare
la qualità delle riforme napoleoniche e la nascità di una
società civile.
Per prevenire il fenomeno, i procuratori imperiali che esercitino la
funzione di magistrato di sicurezza, hanno il dovere di incaricare i commissari
di polizia o i sindaci di ricercare con cura nella loro giurisdizione "...
le ragazze o le donne che siano in stato interessante senza essere sposate
in analoghe condizioni o che potrebbero essere condotte dalla miseria o
dall'allontanamento del marito a volere sbarazzarsi dei neonati".
Il 2 maggio 1810, Chabrol invia una lettera ai sindaci sollecitando
il loro intervento per controllare il problema degli abbandoni e degli
infanticidi.
Tre le scelte per le donne: tenere il bambino e presentarlo al Comune
in epoche stabilite (prevenzione degli infanticidi), consegnarlo al deposito
degli esposti (fanciulli che potevano essere presi in consegna da alcune
famiglie); dichiarare la morte eventuale del neonato, per evitare di essere
accusate di omicidio. Il progetto di assistenza si preoccupa di assicurare
una giusta alimentazione ma anche una sana educazione ai bambini cosiddetti
"trovati", lasciati da genitori sconosciuti nei luoghi di esposizione,
agli "abbandonati", figli legittimi che, a causa della scomparsa, dell'emigrazione,
dell'imprigionamento dei genitori, sono assimilati ai primi e agli "orfani
poveri" che possono essere ospitati negli ospizi. Per le tre classi di
infanti sono stabilite spese per l'ospitalità negli ospizi cittadini
e per i salari assegnati alle balie nelle campagne, costi per fasce e vestitini
ed elargizione alle nutrici o alle famiglie che hanno in carico bambini
del primo livello e che hanno saputo allevare correttamente i loro affidati.
Nel 1809, a Savona, la spesa giornaliera per ogni piccolo "trovato" o "abbandonato"
è di 29 centesimi, contro i 23 di Acqui, i 22 di Ceva e i 57 di
Nizza.
Nel 1812 a Savona si registrano 192 bambini "trovati" e 13 "abbandonati".
Per quanto riguarda i decessi, risultano nettamente superiori quelli degli
ospizi cittadini rispetto alle morti di bambini allevati dalle balie. A
Varazze, le nutrici più accreditate sono Geronima Puppo e Maria
Ferro, che guadagnano 7,30 centesimi al mese.
Tra i nomi delle persone che si incaricano di adottare un orfanello
troviamo Caterina Ferro e Tosa Ghersi a Lavagnola, Teresa Chiappori ad
Altare e Teresa Bonifacino a Cairo. I piccoli vengono chiamati Charles,
Pierre, Virginie o Pauline, nomi chiari, seguiti da cognomi che devono
seguire ai tratti fisici o all'ambiente in cui il neonato è stato
trovato, con particolare attenzione a evitare cognomi ridicoli o ambigui.
Il 17 novembre 1813, il consigliere di Stato Montalivet fa sapere che
solo i genitori abbienti, in grado di rimborsare tutte le spese sostenute
dallo Stato per pagare balie o finanziare ospiti, potranno riavere i loro
figli. Nel caso di ragazzi di dieci anni, le famiglie dovranno impegnarsi
a presentarli alla visita per l'arruolamento nella marina o nell'esercito.
Al di là delle statistiche, nei documenti troviamo fatti particolari
che meriterebbero attenzione. Tra il 1812 e il 1813, si moltiplicano le
proteste delle balie (significativo è il caso dei dieci bambini
di Albenga che sono rifiutati dalle nutrici), le rivendicazioni delle nutrici
operanti nell'ospizio di San GIacomo, dove troviamo gruppi di 30 bambini
affidati a sole due donne!