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Il tradimento

(di Giovanna Bagnasco e Nina Bazzino, tratto da "Gli uomini... sono quello che sono", Editrice Liguria, 1990)


Tutti si accostarono a Gelo per sapere.
- Davvero li hanno massacrati? Brutti bastardi!
- Povero Luciano! Aveva tante idee in testa e pensava di riuscire a far tutto. Non immaginava di morire a vent'anni!
Gelo era commosso.
- Lungo com'era più di tutti, in classe correva, in un balzo, alla lavagna e ben in alto scriveva: "abbasso la guerra". Quante volte l'aveva fatto!
- Ma questo Graziano Luciano non era di Savona. Da dove veniva? - intervenne Mario.
- Luciano - rispose Gelo - era nato a Civitavecchia: ma era arrivato a Savona presto, dietro suo padre, ferroviere.
Luciano era bello. Alto e bruno, la faccia lunga, calda dalla bontà dei suoi occhi. Occhi fermi, limpidi, che sapevano capire. E piaceva la sua cocina romana: le parole rotolavano fresche e suadenti: sapeva convincere. Ah sì! Era proprio bravo. Una volta, gli si presenta un tedesco e gli chiede una via di Savona. Era in bicicletta il tedesco e si era rivolto con gentilezza a Luciano. Luciano gli risponde, sicuro e persuasivo, mandandolo dall'altra parte della cisttà. No, i tedeschi non li poteva vedere.
- I tedeschi sono stati dei bastardi, ma se i carabinieri di Mondovì non li avessero consegnati!...
- Tu parli dei carabinieri e che cosa dobbiamo dire degli altri? Sono stati dei traditori.
Mario volle che gelo raccontasse tutta la storia, perché qualcosa gli sfuggiva della vicenda.
- Gli uomini di Santa Giulia, comandati da Mario Tamagnone, versò la metà di dicembre, attaccorono una pattuglia tedesca che passava vicino a Gottasecca. Si trovavano a Gottasecca, sopra Camerana e, quando videro la camionetta passare, la fermarono, si impadronirono delle armi: una vecchia pistola a tamburo, delle bombe a mano, una machine pistole.
Avevano fatto prigionieri un ufficiale e il soldato tedeschi.
Il giorno dopo quell'attacco, i tedeschi fecero un rastrellamento; ma gli uomini di Santa Giulia si erano spostati già verso le Langhe. Arrivati a Monesiglio, i nostri si scontrarono con una pattuglia dei carabinieri. Tamagnone fu ucciso. I partigiani si strisero intorno a Mario Sambolino, quell'operaio della Scarpa e Magnano dai capelli ondulati. Ve lo ricordate? Aveva proprio una bella testa riccia; era anche coraggioso. Sambolino li guidò verso Mondovì.
Quando furono fermati dai badogliani, Mario Sambolino ebbe fiducia e non si preoccupò della loro richiesta. -
- Quale richiesta?
- Mah, i badogliani vollero disarmarli.
- Ma erano matti a lasciarsi disarmare? Che imprudenza!
- Vedete, Sambolino, così ci hanno raccontato quelli che si sono salvati dandosela a gambe, si sentiva tranquillo e poi avevano detto loro che li disarmavano "per motivi precauzionali".
- Ma qualcuno è scappato?
- Sì - continuò Gelo - alcuni non furono vinti ed ebbero paura a consegnare le armi; preferirono fuggire e ritornare verso Santa Giulia. Gli altri rimasti i badogliani li consegnarono ai carabinieri.
- Perché? Come giustificarono la loro decisione?
- Solo loro si sentivano partigiani regolari e li consegnarono come una banda irregolare comunista. E i carabinieri li consegnarono ai tedeschi. Da Mondovì i nostri furono portati a Cairo e rinchiusi nel riformatorio. Sappiamo che li hanno torturati ma, evidentemente, non hanno parlato, perché i tedeschi pensarono che quella fosse l'unica formazione partigiana della zona di Santa Giulia. Abbiamo saputo che da Cairo gli altri sono partiti per la Germania. L'avranno dura anche loro. Per Mario, Andrea, Luciano e Gustavo, ormai, è proprio finita. I cantonieri hanno disotterrato quei poveretti. Mah, solo un filo di terra li ricpriva e lasciava intravedere la sagoma delle scarpe. Li hanno messi su di un carro della spazzatura e portati al cimitero.
La fossa per quei disgraziati l'avevano fatta scavare da due cittadini privati. La gendarmeria tedesca, dopo che uno pseudo tribunale aveva condannato Sambolino, Rizzoglio, Graziano e Bottaro, era corsa, il 16 gennaio, in municipio, a Cairo, per cercare il personale che scavasse la fossa; non aveva trovato nessuno, perché era domenica, allora aveva costretto due uomini del paese e lia veva fatti scavare a Madonna del Bosco, a Buglio. Se passate da quelle parti, potrete facilmente trovare i lposto; non è lontano dal riformatorio: saranno trecento metri.
C'è una strada che scorre tra alberi rinsecchiti: rami neri spogli tracciano oscuri disegni nel cielo della sera. Per quella strada è passato anche Graziano, è passato anche Mario. Graziano portava la giacca a vento ceh gli aveva dato a Gottasecca perché tremava dal freddo; sembrava ancora più lungo, smagrito com'era da questa vita.
A due a due li hanno legati e portati a morire... Ho perso il mio amico migliore... -
Gelo sospirava e piangeva; gli altri tacevano. Quel mese di gennaio era stato ricco di freddo e di brutte notizie.
Mario era perplesso e addolorato. Ripensava alla sfortunata vicenda degli uomini di Sambolino: fili d'erba che una ruvida mano strappa alla terra che li nutre per gettarli una, due, tre, quattro dove capita. "Ma la loro energia non si sciupa, alla terra è ritornata e dalla terra risalirà intorno a tutti noi. E non si perderà nemmeno la giovanile furia di qeui ragazzi che sono morti, il 2 gennaio, nel cascinale. Un niente li ha distrutti, ma non si perderà quella loro forza".