XV, Carlo Bonifacino, 11 luglio 1808 da La Rochelle
A Madame Maria Bonifacino del Cantone di Cairo
Posta restante in Savona Dipartimento di Montenotte
La Roccella, lì 11 luglio 1808
Cara madre,
sono con questa mia caramente a salutarvi e nel medesimo momento Vi
dò nove della mia perfetta salute. Il simile spero sarà di
Voi.
Vi prego a imbraciare da mia parte i miei amati e mie sorella da mia
parte e dei complimenti a mio cognato, a Vincenzo Grenno e tutti di casa.
Donque sono a darve nova di questa acerba strada. Dopo che siamo partiti
da Alezzandria fino al destino sempre stati menati più peggio che
se fossimo stati i più grossi ladri del mondp. Dove posso dire che
dopo che sono al mondo non ho giammai sofferto altretante amata madre.
Non ho altro da provare che la morte altrimenti ho provato un pocho di
tutto.
In 48 giorni di marcia che abiamo fatto camminare tutto il giorno al
vento e a l'aqua e alla sera in prigione ed eravamo carichi di pidocchi
e di tutta sorte di iniquità.
Credo cara madre che sieno i miei pechati che mi hanno condotto in
questo miserabile stato, ma prendo tutto in pazienza perché vedo
che Idio mi vole predestinato e io non posso andare contro la sua volontà.
Vedo che a Voi che ne hanno fatto più di me e Vi prego amata
madre e amati miei fratelli di pregare acciò Nostro Supremo mi doni
forza di sopportare queste crudeli fatiche per me e io pregherò
per voi altri.
E gratia a Dio subito che siamo arrivati, siamo stati di libertà
e non siamo così male, siamo stati subito svestiti, subito di tolto
per levarne la vermina ("cimici, pidocchi") da dosso.
Dunque vi prego se fosse possibile di farmi recapitare qualche pocho
di denaro al più presto possibile per che ne ho estremamente bisogno.
Dunque spero che non sarete chossi ingratto verso il vostro disgraziato
filio che se sapevate la mia miseria piangierete per me. Dunque spero in
Voi amata madre, che se Voi mi abandonate sono abandonato da tutto il mondo
e vi prego di farsi premura al più presto possibile perché
una volta che sappiamo gli esercizi ne faranno partire per l'Armata e bizognerà
fare ancora due mesi di marcia.
Spero che ascoltare le chiamate del vostro disgraziato filio dove il
mio core piange giorno e notte di essere lontano dalli vostri amati occhi:
finischo con abbracciarvi sono e sarò per tutta la vita vostro affettuoso
filio
Carlo Antonio Bonifacino
Drisserete la lettera alla Roccella Dipartimento della Scerania Inferior
della legione del mio Depot.
Se rimetterete i denari al postiere perché me li farà
recapitare e vi prego di fare premura e vi prego di farmi sapere se vi
hanno dato i denari che sapete.
A Monsieur Giacinto Viola di Cairo di Savona, Dipartimento di Montenotte
Cherburg, 24 febbraio 1811
Carissimo mio padre,
vi faccio sapere che al presente sono in salute così spero di
Voi di casa nostra ma vi faccio sapere come abbiamo passato la nostra campagna
e le nostre miserie e sono stato al pericolo di morte molte volte, ma sopra
tutto tre volte che mi credeva morto ma grazie al cielo sono ancora mediocremente
in salute ma sopra tutto è stata la paura di perdita nel mare ché
dopo essere stati imbarcati a presso poco tempo siamo partiti e quindici
giorni (dopo) siamo ancora tornati a Lisbona per il cattivo tempo che ne
perseguitava e n'aveva già rotto un albero e mezzo altro rotto.
Dopo appresso un mese siamo partiti ancora per il nostro destino altrimenti
ero obbligato a disertare, come ne era già disertati una gran somma
di 90 e in somma noi tutti eravamo 300.
Dovete sapere le grandi nostre miserie di vivere ed avevamo solamente
mezza libbra di galetta, tre once di carne salata ("circa 245 grammi
di galetta e 92 grammi di carne salata") e due bicchieri di acqua miserabile,
ancora eravamo in questo stato dopo di essere tornati indietro...
Per mia buona fortuna avevo ancora una piccola somma di denaro che
è stata quella che mi ha liberato. E' che mi faceva un gran dispiacere
di abbandonare la mia patria e che non si saprebbe le nuove di casa. Ma
dopo il secondo viaggio avendo ancora avuto il cattivo tempo n'ha portato
in uno scoglio sotto il nostro bastimento e i marinai dicevano che eravamo
perduti e loro volevano mettersi nella piccola barca, ma noialtri abbiamo
detto che non si mettano, altrimenti sarebbero morti ed era la medesima
cosa.
Loro vedendo questo hanno detto mettiamoci a travagliare tutti che
se potremo salvarsi e dice che il vento è buono per andare in Inghilterra
e dopo siamo ancora partiti e siamo andati a Cherbourg in Normande, dipartimento
de la Manche.
Vi prego di mandarmi delle nove di mio camerata Bertone Viola e come
se la passa al presente non so dove si trova e mi maderete delle nove di
mio fratello ove si trova al presente e il corpo cuiè, se lo sapessi
io scriverei che ne avrebbe molto a caro di saperle.
Sono a pregarvi se potete farmi i piacere di mandare qualche poco di
denaro che mi trovo in uno miserabile stato per le grandi miserie che abbiamo
patito, ma replico ancora se potete mandarmi un poco di denato, ma io ho
trovato un camerata che mi ha prestato la somma di otto franchi. Per piacere
adunque.
Vi saluto tutti di casa, frateli e sorele e paesani e compagni e amici.
Vi prego di mandarmi delle nove come si passa al presente nel paese.
Sono vostro figlio Antonio Viola, caporale nella sesta compagnia di
fanteria, del 32° reggimento di fanteria, secondo battaglione.
A Domenico Bellino, Dipartimento di Montenotte, a Cairo, Savona
Lisandrich, 14 gennaio 1813
Caro padre,
sono con gusto e piacere a darvi mie nuove. Io intendo che fra le mie
ignoranze di essere sfortunato che per mia disgrazia mi hanno rubato l'orologio
del mio amico dalla borsa.
Non avendo tempo di farlo arrangiare e molte volte non avevo denari.
Io mi sono parlato con il mio Comandante che mi ha promesso di farmelo
pagare dalla Compagnia, ma non sò quando.
Se potessi conosciere il ladro avrei facile la mia montra ("orologio")
e il ladro in galera. Già penso che molte persone non mi crederanno
su questo. Ma credete pure al mio giuramento che sebbene sono alla armata,
io sono sempre stato nella legge di Dio.
Non sappiamo il nostro destino ma si dice che fra pochi giorni torniamo
a Genova per regimentarsi e levarsi dalle guardie nazionali.
Vi scriverò fra poco tempo o da Genova o da un'altra parte,
vostro devoto
Pietro Domenico