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Lettere ai familiari (1806-1814)

(di Danilo Presotto, estratto da "Coscritti e disertori del dipartimento di Montenotte", Editrice Liguria, 1990)

Premessa

XV, Carlo Bonifacino, 11 luglio 1808 da La Rochelle

LXIII, Antonio Viola, 24 febbraio 1811 da Cherbourg XC, Pietro Bellino, 14 gennaio 1813 da Lisandrich

XV (ASS, Dipartimento di Montenotte, cartella n. 119)

A Madame Maria Bonifacino del Cantone di Cairo
Posta restante in Savona Dipartimento di Montenotte

La Roccella, lì 11 luglio 1808

Cara madre,
sono con questa mia caramente a salutarvi e nel medesimo momento Vi dò nove della mia perfetta salute. Il simile spero sarà di Voi.
Vi prego a imbraciare da mia parte i miei amati e mie sorella da mia parte e dei complimenti a mio cognato, a Vincenzo Grenno e tutti di casa.
Donque sono a darve nova di questa acerba strada. Dopo che siamo partiti da Alezzandria fino al destino sempre stati menati più peggio che se fossimo stati i più grossi ladri del mondp. Dove posso dire che dopo che sono al mondo non ho giammai sofferto altretante amata madre. Non ho altro da provare che la morte altrimenti ho provato un pocho di tutto.
In 48 giorni di marcia che abiamo fatto camminare tutto il giorno al vento e a l'aqua e alla sera in prigione ed eravamo carichi di pidocchi e di tutta sorte di iniquità.
Credo cara madre che sieno i miei pechati che mi hanno condotto in questo miserabile stato, ma prendo tutto in pazienza perché vedo che Idio mi vole predestinato e io non posso andare contro la sua volontà.
Vedo che a Voi che ne hanno fatto più di me e Vi prego amata madre e amati miei fratelli di pregare acciò Nostro Supremo mi doni forza di sopportare queste crudeli fatiche per me e io pregherò per voi altri.
E gratia a Dio subito che siamo arrivati, siamo stati di libertà e non siamo così male, siamo stati subito svestiti, subito di tolto per levarne la vermina ("cimici, pidocchi") da dosso.
Dunque vi prego se fosse possibile di farmi recapitare qualche pocho di denaro al più presto possibile per che ne ho estremamente bisogno. Dunque spero che non sarete chossi ingratto verso il vostro disgraziato filio che se sapevate la mia miseria piangierete per me. Dunque spero in Voi amata madre, che se Voi mi abandonate sono abandonato da tutto il mondo e vi prego di farsi premura al più presto possibile perché una volta che sappiamo gli esercizi ne faranno partire per l'Armata e bizognerà fare ancora due mesi di marcia.
Spero che ascoltare le chiamate del vostro disgraziato filio dove il mio core piange giorno e notte di essere lontano dalli vostri amati occhi: finischo con abbracciarvi sono e sarò per tutta la vita vostro affettuoso filio
Carlo Antonio Bonifacino

Drisserete la lettera alla Roccella Dipartimento della Scerania Inferior della legione del mio Depot.
Se rimetterete i denari al postiere perché me li farà recapitare e vi prego di fare premura e vi prego di farmi sapere se vi hanno dato i denari che sapete.


LXIII (ASS, Dipartimento di Montenotte, cartella n. 112)

A Monsieur Giacinto Viola di Cairo di Savona, Dipartimento di Montenotte

Cherburg, 24 febbraio 1811

Carissimo mio padre,
vi faccio sapere che al presente sono in salute così spero di Voi di casa nostra ma vi faccio sapere come abbiamo passato la nostra campagna e le nostre miserie e sono stato al pericolo di morte molte volte, ma sopra tutto tre volte che mi credeva morto ma grazie al cielo sono ancora mediocremente in salute ma sopra tutto è stata la paura di perdita nel mare ché dopo essere stati imbarcati a presso poco tempo siamo partiti e quindici giorni (dopo) siamo ancora tornati a Lisbona per il cattivo tempo che ne perseguitava e n'aveva già rotto un albero e mezzo altro rotto.
Dopo appresso un mese siamo partiti ancora per il nostro destino altrimenti ero obbligato a disertare, come ne era già disertati una gran somma di 90 e in somma noi tutti eravamo 300.
Dovete sapere le grandi nostre miserie di vivere ed avevamo solamente mezza libbra di galetta, tre once di carne salata ("circa 245 grammi di galetta e 92 grammi di carne salata") e due bicchieri di acqua miserabile, ancora eravamo in questo stato dopo di essere tornati indietro...
Per mia buona fortuna avevo ancora una piccola somma di denaro che è stata quella che mi ha liberato. E' che mi faceva un gran dispiacere di abbandonare la mia patria e che non si saprebbe le nuove di casa. Ma dopo il secondo viaggio avendo ancora avuto il cattivo tempo n'ha portato in uno scoglio sotto il nostro bastimento e i marinai dicevano che eravamo perduti e loro volevano mettersi nella piccola barca, ma noialtri abbiamo detto che non si mettano, altrimenti sarebbero morti ed era la medesima cosa.
Loro vedendo questo hanno detto mettiamoci a travagliare tutti che se potremo salvarsi e dice che il vento è buono per andare in Inghilterra e dopo siamo ancora partiti e siamo andati a Cherbourg in Normande, dipartimento de la Manche.
Vi prego di mandarmi delle nove di mio camerata Bertone Viola e come se la passa al presente non so dove si trova e mi maderete delle nove di mio fratello ove si trova al presente e il corpo cuiè, se lo sapessi io scriverei che ne avrebbe molto a caro di saperle.
Sono a pregarvi se potete farmi i piacere di mandare qualche poco di denaro che mi trovo in uno miserabile stato per le grandi miserie che abbiamo patito, ma replico ancora se potete mandarmi un poco di denato, ma io ho trovato un camerata che mi ha prestato la somma di otto franchi. Per piacere adunque.
Vi saluto tutti di casa, frateli e sorele e paesani e compagni e amici.
Vi prego di mandarmi delle nove come si passa al presente nel paese.
Sono vostro figlio Antonio Viola, caporale nella sesta compagnia di fanteria, del 32° reggimento di fanteria, secondo battaglione.


XC (ASS, Dipartimento di Montenotte, cartella n. 113)

A Domenico Bellino, Dipartimento di Montenotte, a Cairo, Savona

Lisandrich, 14 gennaio 1813
Caro padre,
sono con gusto e piacere a darvi mie nuove. Io intendo che fra le mie ignoranze di essere sfortunato che per mia disgrazia mi hanno rubato l'orologio del mio amico dalla borsa.
Non avendo tempo di farlo arrangiare e molte volte non avevo denari. Io mi sono parlato con il mio Comandante che mi ha promesso di farmelo pagare dalla Compagnia, ma non sò quando.
Se potessi conosciere il ladro avrei facile la mia montra ("orologio") e il ladro in galera. Già penso che molte persone non mi crederanno su questo. Ma credete pure al mio giuramento che sebbene sono alla armata, io sono sempre stato nella legge di Dio.
Non sappiamo il nostro destino ma si dice che fra pochi giorni torniamo a Genova per regimentarsi e levarsi dalle guardie nazionali.
Vi scriverò fra poco tempo o da Genova o da un'altra parte, vostro devoto
Pietro Domenico