Index - ( Cognome )
Barla
- Barla Pierfrancesco (Carcare, 28.9.1667 - Mompox, 27.1.1696), decesso in Colombia, gesuita, "(I.) Il padre Pierfrancesco Barla nacque in Carcare, luogo del Finale, l'anno 1667 alli 29 di settembre. Passato poi a Roma a cagione de' suoi studi, fu da Dio chiamato a servirlo nella Compagnia, in cui, dopo aver superato molto duri ostaculi, vi fu ammesso alli 2 di Maggio 1688 nella Casa di Sant'Andrea. Prima Novizio e poi Rettorico per tre anni e mezzo attese con tanto fervore alla propria umiliazione e mortificazione che ancor tra quelli a quali queste virtu' eran molto familiari fu sopra tutti ammirato. Ne' si porto' diversamente in Collegio Romano nel corso della Filosofia. Osservantissimo d'ogni minima regola, umile al maggior segno, mortificato forse in eccesso, caritativo in maniera singolare verso di tutti, riporto' la venerazione non sol de giovani suoi eguali, ma de' piu' riguardevoli Padri ancora. Correa questa voce per casa, che chiunque avesse bisogno di supplemento per le proprie fatiche, bastava, che ne desse a Pierfrancesco Barla un sol cenno. Anzi ne' pur questo si richiedeva, perche' preveniva egli sovvente le loro istanze, con addossarsi spontaneamente le lor fatiche. Interrogava spesso ancora il Padre Ministro, se avesse di lui bisogno in qualche impiego abietto e laborioso. Di fatto l'anno 2 della Filosofia passolo in gran parte in supplemento pur d'altri nel Seminario Romano, Prefetto d'alcuna di quelle cammere, ove non fu minore il merito, che raccolse per se, del frutto, che cavo' da quella nobile gioventu' colla santita' delle parole, e molto piu' degli esempi. Ma mentre in questo impiego grave per se medesimo, e piu' grave per gli studi annessi, egli allenta il freno al suo ardore di macerarsi con discipline anche a sangue, con frequenti digiuni, con cilicci, e catene di ferro, con dormir poco, e vestito nel bollori di state, caduto gravemente infermo, ebbe a lasciarvi la vita. Per lo che richiamato in Collegio a gran fatica e dopo cura ben lunga, poterono i Medici rimetterlo in sanità. (II.) Con tanti strapazzi del suo corpo che abbiamo accennati, pareva che si andasse addestrando alla Missione dell'Indie, da lui ardentemente desiderata e con vivissime istanze chiesta al Padre Generale Tirso Gonzalez , il quale finalmente l'esaudi' nel terzo anno che studiava Filosofia. Ottenuta questa segnalatissima grazia, proccuro' colla maggior prontezza possibile di goderne gli effetti. Partì di Roma il giorno di San Giuseppe del 1694 e visitato il Santuario di Loreto, si porto' a Genova, dove imbarcatosi in un Vascello, e corsi per mare molti pericoli, finalmente giunse a salvamento in Cadice alli I0 di Giugno e tosto il giorno seguente si incammino' a Siviglia, per trattenersi quivi, finche' i Galeoni s'allestissero alla partenza per l'Indie. Ma la sua dimora in quella Citta' non fu poi cosi' breve, come da principio si immaginava, perche' dalla tardanza de' Legni fu costretto a fermarvisi ben quindici mesi, nei quali pero' senza perdita di tempo attese agli studj della Teologia, e ordinato fu Sacerdote, e costituito Confessore per salute di molte Anime. Verso la fin di Settembre del 1695 sui Galeoni che fecer vela navigo' al nuovo Regno di Granata: dove appena giunto, gli sopravvenne la morte, approdando come speriamo, al porto del Paradiso. (III.) Non poterono non pianger tutti la perdita, che col Padre Barla faceva la missione del nuovo Regno, argomentando ciò che vi avrebbe operato con una lunga permanenza, da saggi, che dati aveva nel solo passaggio, che vi fece da Roma. Di questo passaggio applico' a raccorne qualche memoria P. Francesco Tuzio e la ricavo' dalle lettere del Padre Calderon, Visitatore del nuovo Regno. (IV.) Primieramente fu grande lo stacamento, che partito appena da Roma dimostro' in Terni, dove ad imitazione di San Francesco Saverio non volle ne' pur vedere un suo fratello con altri parenti, che ivi dimoravano. Giunto in Ispagna ebbe occasione di fare in questo genere un maggior sacrifizio: perocch' cambiatali all'improvviso la Missione del Perù in quella del nuovo Regno, gli convenne distaccarsi dall'amabile compagnia de' suoi piu' cari Conoscenti, e soprattutto del suo carissimo Padre Giuseppe de' Mari. Quantunque sentisse al vivo colpo, e molti lo consigliassero di fare al Padre Generale ricorso, non volle farlo, dicendo, che voleva sempre esser vittima d'ubbidienza, e che allora piu' che mai sperava di dover'esse anco vittima della Fede. Scrisse ad un Padre suo Confidente in Roma, che in quella variazione lo rincorava oltre modo la maggiore speranza di conseguire nel nuovo Regno la palma del martirio: come gia' pochi mesi prima era succeduto ad un nostro Sacerdote, ucciso da quei Barbari in odio della Santa Legge di Cristo: che questo era sempre stato lo scopo de' suoi desideri, perire anch'egli nella predicazion del Vangelo impiegar la vita ed il sangue. (V.) A questi Apostolici disegni aggiunse coerentemente i mezzi necessarj, con fornirsi al possibile di virtu' Apostoliche, le quali per essere state fra loro tanto connesse, si accenneranno quì senza molta distinzione. Fu tale in lui lo studio dell'Orazione, che non contento del tempo prescritto alla Comunità, si levava di notte ad orar lungamente, ajutato in cio' dalla mortificazione di dormire vestito. Non pote' occultare questo costume, perche in Ispagna sempre visse in cammera accompagnato. Per cio' tutto si volse a dare ad intendere, che in quello non ispogliarsi mai per dormire non sentiva la pena ch'altri s'immaginava. Ma solo puo' sapere questa mortificazione, dice il Padre Calderon, chi ha isperimentati i gran caldi di Siviglia, e le piaghe d'infiniti animalucci, che si patiscono in Cadice. Non dormiva mai dopo pranzo ne' pur nel Vascello, quantunque n'avesse estrema necessita' per le vigilie della notte, che passava per la scomodita' del dormire ed offertagli miglior comodita', non l'ammise mai, cercando il suo riposo nell Orazione, in cui molte ore spendeva, e ne' Collegi era noto, che chiunque il Padre Barla volesse, l'avrebbe, o studiando in cammera, o in Chiesa orando, trovato innanzi al Divin Sagramento. Si disponeva con gran fervore a celebrare l'incruento Sacrifizio: e perche' nel Vascello non gli parve di trovar quella quiete e raccoglimento, che bramava, se n'astenne con sua gran pena, ricevendo pero' ogni giorno nella Santa Comunione il Pane degli Angeli. Ne' Collegi sempre disse l'ultima Messa per piu' aver di tempo di prepararcisi. (VI.) Ma dove campeggio' maggiormente la sua virtu' fu nelle accennate navigazioni del mare, e de' fiumi. Piglio' sempre mai per se il luogo peggiore; e quando, come pur dice il detto P. Visitatore, anche l'uomo il piu' paziente non lascia di rammaricarsi delle inevitabili scomodita' di cosi' penosi viaggi, proccurando il riposo, il Padre Barla al contrario per suo maggior sollievo, cercava le dette scomodità, non facendo mai parola de' suoi patimenti. Con tutte le persuasioni, e preghiere, non poterono indurlo mai a farsi servire da un Indiano, come fan tutti gli altri: ma volle sempre fare ogni cosa da se, fin da portare i pesi de' bauli sopra le proprie spalle. Anzi egli serviva gli altri con tanta prontezza, e umilta', come se fosse stato cola' spedito per loro non compagno ma schiavo. Colla medesima umilta', in diverse occasioni sentì farsi acerbe riprensioni da persone, che niuna autorità' avevano sopra lui: ed egli non solo non rispondeva parola, ma ne godeva. Dal che ognuno arguisca qual fosse la sua sommissione a chi avesse autorità o di regolarne la coscienza, come i suoi Padri spirituali, o di governarne la vita, come i Superiori. Trovo tali elogj della sua ubbidienza, e docilita', che non pare che un figliuolo del Santo Padre Ignazio possa passare più oltre. In somma per quello che alla sua propria perfezione appartiene, riporto' da tutti un'altissima stima, attestandosi anche in iscritto, che non mai violo' ne' pure una minima delle nostre Regole, e che sempre cerco' la sua mortificazione in tutte le cose. (VII.) Per quello poi, che riguarda la salute da lui proccurata ne' Prossimi, non fu meno stimabile, mentre affine d'abilitarsi a tal ministero, si diede con sommo ardore agli studj della scolastica, e morale Teologia, non solo ne' Collegi, ma ne' Vascelli, e nelle Canoe, ove agli occhj non riusciva così praticabile, ed egli di fatto ebbe a pericolarvi della vita. Giunto a Siviglia, ed appresa in breve la lingua, quanto bastava per udir le Confessioni, passava le ordinarie vacanze nelle Carceri, e negli Spedali, ove diedegli grazia Iddio di ridurre gran numero di peccatori alla penitenza, ed anche un eretico alla Chiesa. In Cadice trovo' una gran moltitudine de suoi Paesani: di questi non vi fu, chi non deponesse a' suoi piedi la sua coscienza. Ne' vascelli poi esercito' indefessamente il souo ardentissimo zelo non solo in riconciliar peccatori con Dio, ma inoltre s'impegno' a spiantarvi affatto un dannosissimo abuso. Sotto specie di trattenimento nell'ozio della navigazione, si tenevano, e si leggevano comunemente libri e manuscritti, stampati, che in sostanza erano diabolici fomenti del vizio, mentre contenevano o commedie piene d'oscenita', o satire, o pasquinate contro gli Ordini Religiosi, e contro i Principi anche supremi di Santa Chiesa. Questi dunque il P. Barla, con Apostolica liberta', toglieva di mano a tutti e li gittava in mare, o nel fuoco, senza che mai alcuno si rammaricasse di simile violenza per la venerazione con cui lo rispettavano come Santo. Donava poi per contraccambio qualche libretto spirituale, massimamente "Il Penitente istruito" del Padre Segneri e "La vera Sapienza" del Padre Pinamonti per gli effetti di salute, che vedea derivar da cosi' preziose operette. Per cio' alcuni andavano intorno al Vascello in traccia de' libri, o manoscritti profani, che poi consegnavano al Padre per riaverne in cambio qualche libretto divoto. Vi fu taluno, che tenendo un manoscritto quanto piu' pestilente, tanto piu' caro, e dall'altro canto non volendo appresso gli altri l'infamia di ritener simil peste appresso di se, consegno' al Padre per le fiamme alcuni altri fogli di meno infame argomento. Ma risaputasi la frode, gli convenne consegnare ancor gli occultati, e cosi' ricevere, anche a suo malgrado, la sua salute. (VIII.) Chi avea tanta cura dell Anime dei suoi Prossimi, non trascurava quella de' corpi, perche' negli Spedali tanto di terra, quanto di mare, spazzava le stanze, ripuliva i vasi immondi, ricomponeva i letti degli ammalati, assisteva piu' indefessamente a' piu' contagiosi, e mostrava loro non meno compassione, che invidia de' lor patiment.i E ben presto si vide, quanto sì fatti sentimenti gli uscissero dal cuore. Imperocche' appena sbarcato nel nuovo Regno, e giunto al Collegio di Mompox, fu sorpreso anch'egli da contagiosa infermita', originata, come nota il Padre Calderon, non meno dal penoso viaggio, che dalla sua mortificazione eccessiva. Fra dolori e spasimi atroci non perde' mai la serenita' del sembiante. Interrogato come se la passasse, rispondeva, "Grazie a Dio, sto bene". Prego' un Padre Italiano che desse nuova in Italia della sua morte, per essere da' conoscenti aiutato con maggiori suffragi. Volle ancora, che fosse a tutti palese, che tanto era lungi dal sentir pena di quella sua immatura morte, appunto nella soglia delle sue Missioni tanto bramate, che anzi protesto', non potergli cosa piu' gradita succedere quanto il morire in quella contingenza, e fare al suo Signore quel sacrifizio maggiore di tutti gli altri. Fra questi eroici atti, e divotissimi affetti verso Dio, e la sua Madre Santissima munito di tutt'i Sagramenti, e terminata la raccomandazione dell'anima spiro' alli 27 di Gennaio. Angelo veramente di costumi, e Martire di penitenza. Tutto Mompox, benche' non l'avesse conosciuto, cnncorse ad onorarne l'esequie: e il Fondatore del Collegio comando' che si aprisse il suo proprio sepolcro, acciocche' in esso, come pregiato tesoro, fosse riposto il sacro Corpo del Padre Pierfrancesco Barla, cui la voce comune pubblicava per Santo" (Menologio Di Pie Memorie d'alcuni Religiosi Della Compagnia Di Gesu')
- Barla Giovanni Benedetto (Carcare) sposa Maria Angela
- Barla Giovanni Agostino Benedetto (Osiglia, 2.12.1701), battesimo il 6.12.1701, padrino dominus notaio FERRARIO Giovanni di Finale Ligure, madrina BARLA Elisabetta di Carcare (figlia del notaio Agostino)
- Barla Giacomo Pio (Carcare), notaio
- Barla Giovanni Benedetto (Carcare), notaio, priore della veneranda compagnia del Santissimo Sacramento e Rosario, quittanza il 12.9.1783 (MR99279)
- Barla Giovanni (Carcare), notaio, sposa REPOSONA/REPOSSANO Angela (dote il 19.4.1819, MR32679, figlia di Bartolomeo fu Giovanni Battista)
- Barla Giacomo
- Barla Andreetta (Carcare) circa 1824 sposa PENNINO Pietro Francesco di Cairo Montenotte
- Barla Giacomo, chirurgo, sposa ASTESIANO Matilde di Brovida
- Barla Camilla (Carcare, circa 1829 - Cairo Montenotte, 30.11.1903), decesso in via Maurizio Quadrio numero 3
- Barla Giovanni Antonio Alberto (Carcare, 1834 - Maldonado, 1.1.1901), "dimorante nelle Americhe" (MR20453), nel 1859 in Uruguay a San Carlos (Maldonado), sposa TECHERA Eugenia
- Barla Alberto (San Carlos), juez de paz, miembro de la Junta economico administrativa y dueno del Hotel Uruguayo en Maldonado, nel 1896 (Maldonado) sposa CABRERA Lucinda (figlia di CABRERA Casiano e MIRANDA Carolina)
- Barla figlia femmina (Santa Vitoria do Palmar)
- Barla figlia femmina (Santa Vitoria do Palmar)
- Barla figlio maschio (San Carlos)
- Barla Giuseppe
- Barla Giovanni sposa TANGO Angela
- Barla Giovanni Antonio Giuseppe (Stella, 9.11.1818 - Salto, 22.9.1887), in Uruguay, nel 1854 (Salto) sposa ESPINA Barbara
- Barla Jose' Pastor (Salto, 30.3.1878 - 6.12.1964) il 30.3.1910 sposa MAZZEI Luisa Clara
- Barla Jose' Pastor (Salto, 9.1.1911 - 8.8.1971) sposa IBARGOYEN Margherita
- Barla Candido sposa FALCO Paola
- Barla Giuseppe (Pontinvrea, circa 1828 - 9.7.1885), decesso in Piazza numero 4, calzolaio