Luis - Risorgimento nelle Langhe, aristocrazia e comunismo
Francesco Diverio, nato a Dego, capo della rivolta del 1799, il 25 marzo del 1800 sposa Domenica Astesiano di Rocchetta Cairo (cugina prima del trisnonno della cognata di Luis), in ottobre viene imprigionato e condannato a morte.
Nel raccontare le vicende dell'epoca napoleonica si passa spesso dall'anno 1796 in cui avvennero le battaglie di Montenotte, Millesimo e Dego all'anno 1799 in cui iniziarono le rivolte antifrancesi.
Un breve panorama della situazione in tale periodo intermedio ci viene offerto da Ferdinando Augusto Pinelli nel suo libro "Storia militare del Piemonte" (pubblicato nel 1854) in cui descrive alcuni episodi dell'anno 1797:
"Al Mondovi' eziandio avvennero sconcerti, ed andarono in frantumi vetri e telai del filatoio di un conte di San Quintino, e tutte le valli di Ellero, di Tanaro e delle due Bormide furono per alcuni mesi sossopra e turbate da continue risse fra i soggetti delle due potenze limitrofe: dal che ne derivarono busse e ferimenti innumerevoli. Ma essendo poi riuscito a Dellera, governatore di Mondovi', di porre le mani addosso ad un tal Solaro di Carassone, ad un BUONTEMPO del CAIRO, ed a due PENNINO, padre e figlio, del villaggio di BROVIDA, fautori tutti dei Genovesi, ed i quali, coll'aiuto di un tal Goveano, patriota esaltato, arrestato esso pure a Priero, e coll'appoggio di Gogneaux, comandante francese della fortezza di Ceva, erano capi dei rivoltosi che sollevato aveano, spargendo menzognera notizia dell'aumento del presso del sale: ed essendosi eziandio il marchese Pallavicini portato col proprio reggimento di Mondovi' e con quello di Zimmermann a Bene, di la' scorrendo in ogni senso quelle valli, ebbero per allora termine quei torbidi."
E' significativo che il famoso Goveano, ex ufficiale di Sua Maesta' imprigionato e condannato a morte, abbia aiutato il cairese Buontempo e i due Pennino di Brovida che vengono definiti "capi dei rivoltosi". E' quindi presumibile che non si tratti di semplici contadini ma di qualcuno che avesse i numeri per essere aiutato da persone di buona famiglia come il Goveano e avere l'appoggio del comandante francese e della dirigenza repubblicana genovese.
Scorrendo gli elenchi delle anagrafiche brovidesi risulterebbe chiaro che i due Pennino siano il ramo dei miei Pennino di Carretto che in quegli anni si erano trasferiti a Brovida. In particolare, in un documento del 1801 si dice che circa 3 anni prima, all'indomani della rivolta del 1797, era morto il notaio Pietro Antonio Pennino la cui zia aveva sposato il mio sestisnonno Pietro Francesco Rodino.
Non avendo per il momento altre informazioni per determinare con esattezza quali erano i due Pennino capi dei rivoltosi, abbiamo pero' il filo diretto con gli avvenimenti subito successivi. Molti di coloro che credevano nei valori dell'illuminismo francese rimasero certamente delusi quando alla fine del 1798 il re sabaudo, Carlo Emanuele, abdico' lasciando il governo al comandante francese: annessione alla Francia, nuove amministrazioni comunali, innalzamento degli alberi della liberta', calendario francese...
Non passarono neanche due mesi ed ebbe inizio la rivolta condotta dal deghese Francesco Diverio. Venne incendiata la sede comunale, divelti gli alberi della liberta' e con l'arrivo dei cosiddetti giacobini si ebbero i primi scontri e i primi morti di una lunga serie ben descritta nei libri di storia locale.
Nell'anno 1800, che il deghese Ugo Lequio descrive nel suo libro come "il piu' sventurato di tutta la storia", ci sono pero' i momenti felici di un matrimonio molto particolare.
Francesco Diverio era il condottiero di una rivolta antifrancese che aveva come alleati le forze sabaude e quelle dell'impero austriaco. Nei primi mesi di quell'anno non doveva certo nascondersi, per evitare la cattura da parte dei francesi, dato che nella sua Dego e nei paesi vicini si erano stabiliti circa 30.000 (trentamila) soldati russo-austriaci che gli erano al fianco nel tentativo di evitare che il territorio venisse annesso alla Francia.
La ripresa dei combattimenti avvenne a meta' dell'anno e con la successiva battaglia di Marengo ebbe la meglio Napoleone. Come gia' sappiamo, in ottobre Francesco Diverio venne imprigionato e subito condannato a morte.
E i momenti felici di un matrimonio molto particolare?
Quando ancora la neve giaceva sui colli e la primavera iniziava a sbocciare, Francesco Diverio si era sposato con la giovane Domenica. Il matrimonio avvenne nella chiesa di Rocchetta Cairo il 25 di marzo, con l'auspicio che nove mesi dopo, il giorno di Natale, nascesse il frutto del loro amore.
Domenica era la piu' giovane delle sei sorelle Astesiano di Rocchetta Cairo, figlie della Francesca Rodino il cui fratello Pietro Francesco aveva sposato la zia del notaio Pietro Antonio Pennino, il Pennino morto dopo la rivolta del 1797.
Nomi e date, generazioni che cambiano, e il filo che stavamo seguendo ci mostra qualcosa di piu' che una semplice distinzione tra due blocchi contrapposti.
La sposa di Francesco Diverio era cugina dei Rodino che militavano nell'esercito austriaco e i suoi parenti Pennino erano a stretto contatto con l'aristocrazia sabauda. Il padre del notaio Pietro Antonio viveva alle Ville di Cairo, suo zio sacerdote abitava nella casa del conte Scarnafigi, a Ferrania, suo figlio volontario nel Reggimento Provinciale d'Acqui, e via mostrando una famiglia che sembra l'archetipo dell'antifrancesismo.
Napoleone sembrava essere sconfitto, ma poi vinse. Qualche anno ancora e fu sconfitto definitivamente dando luogo alla restaurazione che porto' parte dell'aristocrazia a ribellarsi alle autorita' durante i moti del 1821.
L'essere antifrancesi si era dissolto nelle differenti possibilita' che il futuro offriva. La figlia del notaio Pennino sposo' Antonio Larochet, "loci San Poncii, circondario di San Flor, dipartimento du Cantal in Gallia, Maresciallo des Logis della Gendarmeria", una cosa forse impensabile solo qualche anno prima. Le sorelle Astesiano divennero madri e nonne di coloro che divennero famosi combattendo insieme a Garibaldi nella lontana America, primo fra tutti il garibaldino Pietro Viglione.
E Domenica che aveva sposato Francesco Diverio? Con lo strazio nel cuore per aver perso suo marito, arrivo' il momento dell'inevitabile nascita di suo figlio, con l'altrettanta inevitabile eredita' di essere figlio di cotanto personaggio diventato simbolo rivoluzionario dell'intera valle Bormida.