Abramo in valle Bormida

Carlo: linguistica e teonomasiologia


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Inviato da: Dario il September 13, 2002 at 10:16:14:

Carlo, parliamo di TEONOMASIOLOGIA.
Vorresti farne una scienza, o preferibilmente una
disciplina (come l’”etrusca”): ma scienza e
disciplina hanno, per definizione, leggi, e le
leggi sono ferree ("dura lex sed lex"). Le leggi
sono i binari su cui devo stare, anche per
permettere agli altri di seguirmi, senno’ procedo
da solo.
Ti sei spesso meravigliato che nessuno abbia mai
pensato prima di te a coniare questa parola, o
meglio a fondare questa disciplina, partendo dal
presupposto, per me valido, che l’ideologia
permeante il pensiero “primitivo” fosse
essenzialmente magico-religiosa. Il problema
secondo me sta tutto nella seconda parte del
termine: onomasiologia , che e’ una branca della
linguistica e quindi necessita degli strumenti
della linguistica, che tu non accetti e metti in
discussione con ragionamenti per me apodittici e
deboli.
Dunque tu affronti un’analisi comparativa
di “nomi” (di dei, ma potrebbero essere di
uomini, fiumi o piante =
antroponimi/idronimi/fitonimi/…) trattandoli non
come “nomi” (e dunque segni convenzionali e
arbitrari, “flatus vocis”, soggetti alle dure
leggi di trasformazione sincronica e diacronica
della fonetica) , ma come entita’ platoniche
assolute e permanenti che tu pretendi di trovare
immutate come diamanti nelle sabbie del tempo.
Per me se tu vuoi conservare i lemmi ONOMASIO e
soprattutto LOGIA (=studio, disciplina) devi
approfondire gli aspetti linguistici, e studiare
il sumerico, che nella tua galassia concettuale e
tutt’altro che accessorio: direi anzi che e’ un
aspetto fondante. Dunque piu’ considerazione per
il linguista e il sumerologo, se ti dicono che la
LCSS e’ una fantasia per giustificare ad hoc
certe considerazioni.
Questo non esclude che certe intuizioni abbiano
valore e verita’, ma richiedono un procedimento
probatorio piu’ oggettivo.
A me la linguistica piace perche’ e’ alle radici
della natura umana e della storia: senza il
linguaggio (scritto, ovviamente, perche’ i suoi
parlanti sono cenere) non c’e’ la storia, ma la
preistoria, per definizione. Dunque va bene
confrontare le tecnologie idrauliche, ma se non
arriva la conferma scritta restano ipotesi di
lavoro. Va bene leggere Pettinato, ma se non si
conoscono le immense problematiche filologiche
che obbligano il divulgatore a tagli e scelte
dolorose, come ha ben illustrato Manuel, non si
puo’ costruirci sopra idee rivoluzionarie, come
fanno quegli pseudo-fanta-storici che si chiamano
Duval, Collins o altro, e che tanto vendono.
Probabilmente se Mauro scrivesse un libro con le
sue teorie avrebbe piu’ successo di Piero Angela,
perche’ sbalordiscono e fanno sognare.
Per me i Sumeri non sono mai stati, in modo
significativo, in Europa (potrebbero esserci
stati nello stesso modo in cui i Vichinghi hanno
visitato l’America: senza conseguenze storiche,
in pratica senza storia). Per me e’ assurdo
parlare di grandi imperi colonizzatori in un
tempo nel quale il mondo aveva scarsa
popolazione, non c’era la viabilita’ romana, e le
foreste erano impenetrabili: e’ ammissibile il
cabotaggio costiero e la ricerca di risorse da
parte di uomini specializzati, non di interi
popoli. Dunque viaggiano le materie prime e forse
le parole che le designano, non molto di piu’ a
livello linguistico.
Diverso sarebbe ammettere antichissimi legami
genetici prima della dispersione/irradiazione dei
popoli dalle terre di origine (Africa centro-
orientale): ma si tratta della notte dei tempi, e
le eventuali tracce linguistiche sarebbero e sono
molto controverse.

Ciao, Dario



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