La geografia della Galilea viene ampiamente descritta da Flavio Giuseppe nel suo libro intitolato "Guerra giudaica" in cui racconta lo svolgersi della rivolta contro i Romani scoppiata nel 66 e repressa nel 70 dalle legioni comandate da Vespasiano e da suo figlio Tito.
Molte delle cose raccontate da Giuseppe Flavio sono esagerate... e in questo senso riportiamo questo brano che mostra come l'autore talvolta abbia appunto esagerato nel descrivere la sostanza reale della realta' effettiva (non mi si dica che quanto esposto possa corrispondere a un fatto reale):
Oltre all'esagerazione di alcune misure in cubiti riguardanti i "blocchi di pietra dei muri di Gerusalemme, ecco un'altra evidente esagerazione... dubito che qualcuno possa veramente credere a quanto viene qui di seguito raccontato:
In mancanza dello scomparso originale ebraico, occorre fare attenzione nel cogliere le parti del testo che sono state tradotte adattandole al territorio mediorientale della "nuova Gerusalemme" (non quella originale biblica che si trova tra Liguria e Piemonte). Per esempio quando si parla dei confini dell'impero romano (libro II, 16:4) viene citato il fiume Eufrate mediorientale, mentre nei singoli episodi storici l'Eufrate e' quello italico che corrisponde al fiume Ticino.
Confini della Galilea biblica (Guerra Giudaica, libro III, inizio del terzo capitolo):
La seguente figura mostra la reale geografia della Galilea nel suo effettivo contesto italico in cui la longitudine e la latitudine non sono allineate con i punti cardinali ma seguono l'inclinazione del fiume Belbo intorno al quale si trovano dapprima i monti della Galilea inferiore e in seguito, quando il fiume si avvicina alla confluenza con il Tanaro, i monti della Galilea superiore:
Acco (^KV, Akko, Accho), citta' cananea, e' colei che in epoca successiva fu chiamata Tolemaide:
Le lettere ebraiche HSt con cui si può comporre il nome latino Hasta di Asti, negli alfabetari etruschi di venti caratteri corrispondono alle lettere etrusche KRI che sono parte del nome Acri con cui Acco alias Tomelaide venne chiamata in epoca bizantina quando la geografia biblica fu duplicata in Medioriente.
In un quadro del 1670, dipinto da un pittore astigiano e conservato nel Palazzo Comunale di Asti, sono raffigurati Gesu' e i dodici Apostoli davanti alle mura di Asti. Il titolo dell'opera, "Cristo e gli apostoli sulle rive del Borbore", afferma con certezza che la citta' raffigurata nel dipinto e' proprio Asti:
Nell'ipotesi che Asti sia l'antica Tolemaide, il Vangelo non cita espressamente tale localita' tra i luoghi visitati dagli Apostoli e si limita a descrivere l'incontro tra Gesu' e una donna cananea avvenuto sulla strada per Sidone e Tiro:
Dove fosse tale luogo ce lo dice Maria Valtorta nella sua opera "L'Evangelo come mi e' stato rivelato" in cui racconta con parecchi dettagli il medesimo episodio aggiungendo appunto che subito dopo Gesu' e gli Apostoli giunsero a Tolemaide:
Nelle vicinanze di Tolemaide si trova il piccolo fiume Bileos:
Nell'ambito dei corsi d'acqua vicini ad Asti (Tolemaide) c'è il rio Blesio che e' l'anagramma perfetto di Bileos, il nome in lingua greca di tale "piccolo fiume". Il rio Blesio confluisce nel torrente Borbore e passa vicinissimo ad Asti.
Nei pressi del torrente Blesio, poco dopo la sua confluenza nel Borbera abbiamo sulla collina a destra le localita' Manina e Magnone che sono entrambe ottimali per indicare Mennone, nome arcaico italiano del re persiano Memnon la cui tomba si trova "presso il fiume chiamato Bileos". L'indicazione precisa che potrebbe essere questo il luogo della sua sepoltura ci viene data dal fatto che Manina e Magnone si trovano nella "valle del Re".
Una leggenda piemontese basata sulle assonanze ci dice che dalla citta' di Orsara partirono tre fratelli sobri e sette fratelli ebbri che fondarono i primi la citta' di Trisobbio mentre i secondi la citta' di Settebri oggi chiamata Strevi. Entrambe le citta' da loro fondate hanno le stesse consonanti TRSB e STBR di Tiberias (TBRS) ma e' senza dubbio Settebri (Strevi) che puo' essere identifcata con la evangelica Tiberias (Tiberiade) dato che si trova al bordo del grande lago oggi scomparso che si trovava nella valle Bormida tra Acqui Terme e Cassine, mentre Trisobbio trovandosi aldila' del fiume corrisponde alla biblica Botsrah.
La stessa entita' "lago di Tiberiade" che nel Vangelo di Giovanni (6:1) viene chiamata "mare Galilaeae quod est Tiberiadis" (mare di Galilea che e' Tiberiade) e che nell'Antico Testamento e' il "mare di Chinneret" ha le seguenti corrispondenze con la geografia piemontese:
Osservando le attuali curve isometriche del territorio, l'altezza che delimitava il bacino lacustre.appare essere quella dei 131 metri di alcuni rilievi presenti tra Cassine e Castelnuovo Bormida indicanti l'esistenza di una diga, naturale o artificiale che fosse, che fermava le acque del fiume formando il lago mostrato nella figura seguente:
Una delle colline alla sinistra di Strevi (la biblica Tiberiade) si chiama "bric della Guardia" ed e' effettivamente un punto da cui si puo' osservare il territorio circostante. Non puo' essere una coincidenza che il paese Arzano, sul versante settentronale della collina, ha il nome che letto da destra e' "NzR", identico all'ebraico "NzR" che significa proprio "guardia" e che e' la parola con cui viene indicata Nazareth, il paese dove Gesu' visse la sua infanzia, che si trova effettivamente quasi in cima a una collina come riportato nel Vangelo:
Come mostrato nell'immagine seguente, da Arzano si sale sul bric della Guardia:
Attualmente, con la coltivazione a vigneto tipica della zona, non si notano dirupi veri e propri ma e' pur vero che le curve isometriche mostrano come nel versante meridionale il dislivello sia accentuato e possa configurare una qualche scarpata in cui gettare i malcapitati... sebbene poi il tutto possa essere stato un invito ad andarsene, prontamente accolto, come constatiamo nel brano successivo:
In alcune traduzioni del brano Matteo 15:39 la localita' Magadan (Magedan nel testo latino) viene tradotta con Magdala ed e' la stessa localita' che nel Vangelo di Marco, brano 8:10, viene chiamata Dalmanutha o anche Dalmanuta. Prima di giungere in tale localita', Gesu' era partito da Gerusalemme per giungere su un monte non meglio definito:
Dopo il celebre episodio della moltiplicazione dei pani e dei pesci, ecco Gesu' salire sulla barca e recarsi a Magdala altresi' detta Magadan altresi' detta Dalmanuta:
Il nome Dalmanuta ha le cinque consonanti DLMNT che sono le stesse cinque consonanti MNTLD di Montaldo Bormida e sulla sinistra di Montaldo, vicino alla pianura dove un tempo si trovava il lago di Tiberiade, c'e' la regione Gamondesio la cui radice Gamond- ha le quattro consonanti GMND che sono le stesse quattro consonanti di Magadan:
Siamo ancora vicini nel territorio tra il fiume Bormida e Montaldo Bormida quando Gesu' giunge a Betsaida:
Una mappa particolareggiata del territorio sembra indicare che stiamo parlando della regione "Spedita" poco sotto l'attuale abitato di Montaldo Bormida:
La tappa successiva dell'itinerario sono i villaggi di Cesarea di Filippo (chiamata in tal modo per distinguerla da un'altra citta' chiamata anch'essa Cesarea):
La localizzazione di Cesarea di Filippo puo' avvenire tenendo conto che successivamente Gesu' si reca sul monte della trasfigurazione, ma il nome di questo monte sulla cui sommita' Gesu' fu trasfigurato (la voce verbale greca usata per definire tale trasfigurazione e' "metamorphoo") non viene riportato nei brani del Vangelo:
Cirillo di Gerusalemme e Girolamo nel quarto secolo dopo Cristo riportano una tradizione che identifica il monte della trasfigurazione con il biblico monte Tabor. Siccome il monte Tabor per il momento lo identifichiamo con Mombaruzzo verrebbe da pensare che Cesarea di Filippo sia nei pressi di Rocchetta Palafea, tanto piu' che lo stesso nome Mombaruzzo come "Mompharuto" ha le consonanti M-M-ph-R-T che ci portano al M-T-M-R-ph greco indicante la "metamorfosi" alias "trasfigurazione" indicante il monte appunto detto della trasfigurazione...
Sulla cima del monte della trasfigurazione:
Maggiori dettagli sulla geografia del fiume Giordano...
Nei pressi dell'antica Gamondio, dove le acque del fiume Bormida si avvicinano alla confluenza con il fiume Tanaro, si trovava il lago Semeconitide citato da Giuseppe Flavio:
Nella duplicazione geografica in Medioriente abbiamo che Seleucia sul fiume Oronte e' il porto di Antiochia. Se il fiume Oronte ha chiaramente le consonanti RNT del fiume TNR, il Tanaro, nella geografia originale piemontese il fiume e' la parte settentrionale del fiume Bormida, con il Tanaro che rappresenta la costa del mare Mediterraneo.
Antiochia sembra quindi essere l'antica Gamondio la cui storia e' complicata dal fatto che due differenti luoghi venivano indicati con tale nome e nessuno dei due potrebbe in realta' indicare con precisione dove si trovasse sia la Gamondio della biblica Antiochia sia quella dell'epoca di Carlo Magno citata nel libro di Iacopo da Acqui:
La prima citazione di Gamondio in documenti medievali e' quella della regina Berta che nel 938 riceve dagli imperatori Ugo e Lotario alcuni territori tra cui la "corte regia" di Gamondio. Nel 1154 viene descritta dal geografo arabo Muhammad al-Idrisi con queste parole:
Molti storici pensano che con il nome Gamondio venisse indicato un territorio esteso che comprendeva Castellazzo Bormida, Casal Cermelli, Portanova, Castelspina, Gamalero, Borgoratto e Cantalupo.
Un testo del 1184 riporta la nascita della "Civitatis Nova", quella che oggi conosciamo come Alessandria, fondata dagli abitanti di Gamondio, Marengo e Bergoglio, a cui si aggiunsero in seguito Rovereto (Roboretum), Solero (Solerium), Villa del Foro (Forum), Oviglio (Vuilije) e Quargnento (Quargnentum):
Il nome Gamondio inizia a essere usato per indicare sia Castellazzo Bormida (Castellacium), sia un quartiere di Alessandria.
Considerato che Antiochia si trovava vicino a Dafne (posta al limite del lago Semeconitide) sembra avere senso che corrisponda ala zona di Alessandria rappresentata oggi dalla frazione Cabanette che si trova vicino al territorio ancora vicino al fiume Bormida chiamato ancora oggi Gamondio.
Gennesaret (Caranzano), Tiberiade (Strevi)
Nazareth (bric della Guardia)
Magdala, Magadan, Dalmanuta (Montaldo Bormida)
Betsaida (Spedita)
Cesarea di Filippo e il monte della trasfigurazione
Le sorgenti del Giordano
Il lago Semeconitide
Antiochia (Gamondio)
In particolare, la confluenza del fiume Bormida con il torre Orba dove si trova Castellazzo Bormida (Castellacium) rappresenta il punto ideale in cui doveva trovarsi Seleucia essendo il suo nome completo "Seleucia di Pieria", nella regione Pieria costituita dalle terre bagnate dal torrente Orba (le due consonanti RB che corrispondono alle due consonanti RP di tale Pieria)
I Romani partono da Tolemaide:
Non viene detto dove si accamparono i Romani ma si presume che fosse nei pressi di Sepphoris che si trovava non lontano da Garis:
La montagna di fronte a Sepphoris (bric Mombaruzzo) si chiamava Asamon (San Marzano Oliveto):
Vicino a Sepphoris (bric Mombaruzzo) c'e' il villaggio di Arbela (Saborello frazione di Vaglio Serra):
L'avanzata dei Romani procede con la conquista di Gabara che corrisponde all'antica Faurega, "Phaurega", Favrega, oggi Santo Stefano Belbo, con la possibilita' che il luogo esatto ove si trovava sia la collina chiamata Soperga, detta anche Superga, da cui si domina la valle del Belbo:
La strada per arrivare a Iotapata:
Iotapata:
La sopracitata area "ben protetta da tre lati" con "strapiombo mozzafiato" che "solo chi si avventura a rimirarlo sul posto ne comprende l'altezza" collima perfettamente con la descrizione di Iotapata fatta da Giuseppe Flavio:
Iafa, vicino a Iotapata:
Il monte Tabor si trova tra la "grande pianura" (la valle del fiume Belbo) e Scitopoli:
L'antica Beth Shean (BYT sAN, Beit She'an, Bistagno) che diventa in epoca ellenistica Scitopoli. Plinio ipotizza che Scitopoli abbia preso tale nome da una colonia di Sciti:
Adriaan Reland propone invece l'ipotesi che il nome Scitopoli, in lingua greca Skitopolis, prenda nome dalla localita' Succoth citata nella Genesi:
Tenendo buona il racconto di Plinio, e' possibile che i "coloni sciti" che si stabilirono in valle Bormida fossero i Liguri Statielli la cui capitale Caristo fu distrutta dai Romani nel 173 avanti Cristo.
Malacarne riporta che Lucio Anneo Floro nel suo libro parla dei Liguri ma stranamente non cita gli Statielli anche se si trovavano nella parte più consistente della Liguria tra il Tanaro e l'Orba:
Il primo a raccontare la storia degli Statielli e come fu distrutta la loro capitale Caristo fu, circa centocinquant'anni dopo, Tito Livio nel suo voluminoso libro "La storia di Roma". Il console romano Marco Popilio Lenate prese l'iniziativa di far guerra agli Statielli e dopo averne distrutta la capitale prese parecchi prigionieri e ando' a Roma per raccogliere i fasti del suo trionfo. Successe pero' che il Senato romano ordino' al console di liberare subito i prigionieri e di restituirgli quello che gli aveva tolto:
Popilio non accetto' la decisione del Senato e se ne ando' compiendo mesi dopo un'ulteriore strage di Statielli, con suo fratello eletto console al suo posto che cerco' di trovare con il Senato una via d'uscita in modo che alla fine agli Statielli gli fu riconosciuto il diritto di possedere nuove terre "oltre il fiume Po".
Considerato che non esistono conferme che tali terre si trovassero "oltre il fiume Po", arriviamo quindi all'ipotesi che gli Statielli si stabilirono in valle Bormida nel cuore del territorio italico di Israele che nel frattempo veniva cancellata dalle carte geografiche. Quello che ufficialmente rimase tra il Tanaro e l'Orba furono gli Statielli e solamente loro, ignorando quindi tutta la storia millenaria di Israele che ebbe luogo nelle valli di Liguria e Piemonte.
In quegli anni le legioni romane guidate dai consoli che combatterono gli Statielli stavano in tutto il Mediterraneo, dalla Spagna alla Turchia. Subito dopo, nel 171 avanti Cristo, c'è la terza guerra macedonica vicino alla Caristo greca. Non e' possibile dire dove si trovasse la vera Caristo che fu distrutta, se fosse in territorio greco e Tito Livio la mise invece in territorio ligure per riempire il buco lasciato dallo spostamento della storia di Israele. In ogni caso, sia che la battaglia di Caristo si svolse in Grecia oppure in Liguria, resta il fatto che dopo tale battaglia abbiamo in valle Bormida gli Statielli che fanno parte ufficialmente delle popolazione "ligure".
In particolare, le varie ipotesi che vedono gli Statielli avere nomi d'epoca ellenistica ci conduce al pensare che la Scitopoli della Guerra Giudaica, avente nome chiaramente greco ("citta' degli Sciti"), sia proprio la Caristo degli Statielli essendo Scitopoli (in lingua greca Skitopoli) traducibile in ebraico con le lettere SKT-^YR ("SKT citta'") che formano sia il nome K^RYST di Caristo sia il nome K^RTYS della localita' Carteiso (oggi Cartesio) vicino a Bistagno (la Beth Shean che in epoca ellenistica viene chiamata Scitopoli)
Di fronte alla localita' Cartesio si trova il Moncrescente, ipotetica fortezza degli Statielli, al di sopra della localita' Sterminio il cui nome sembra indicare il luogo, reale o virtuale, dove si svolse la battaglia di Caristo in cui furono sterminati coloro che si opposero all'esercito romano comandato da Marco Popilio Lenate:
I Romani provenienti da Scitopoli (Bistagno) si accamparono a trenta stadi da Tiberiade (Strevi), in un luogo presumibilmente sito sopra una collina cosi' da essere "ben visibile" dai rivoltosi che si trovavano nella vicina Tiberiade (Strevi):
In alcuni testi latini, Tarichea viene riportata con la lettera "s" finale, "Taricheas":
L'archeologo William Foxwell Albright disse che capire dove si trova Tarichea e' "il problema topografico piu' complicato della geografia palestinese" ("the question of the exact site of Taricheae is the most complicated topographical problem in Palestine"). Se invece consideriamo la corretta geografia biblica piemontese, le indicazioni di Giuseppe Flavio che non trovano riscontro nella geografia mediorientale sono precise nell'indicare i luoghi che si trovano nella valle del fiume Bormida.
Giuseppe Flavio non dice se Tarichea si trova a nord o a sud di Tiberiade, per cui chi ipotizza che Tarichea si trovi a nord (nei pressi di Magdala) contraddice molti resoconti storici che la vedono nell'estremita inferiore del lago di Tiberiade, mentre chi concorda nel vederla a sud ha il problema che anche Sennabris nella realta' mediorientale si trova a sud di Tiberiade e non, come chiaramente indica Giuseppe Flavio, dall'altra parte di Tiberiade.
Concentrandoci invece sulla realta' biblica della geografia piemontese, abbiamo Sennabris, poi Tiberiade e poi Taricheas. L'anagramma di "Tarikeas" e' "Teiraksa" che nella geografia che stiamo esaminando collima con "Torracsa", "Torraxa", Torrazza, poco a nord di Strevi:
Ammathus si trova di fronte a Tiberiade cosi' come Gamala si trova di fronte a Tarichea:
Nel secondo caso si specifica che Gamala si trova "dall'altra parte del lago", mentre nel primo caso l'essere "di fronte" sembra indicare dall'altra parte della vallata come mostrato nella seguente figura (in altre traduzioni vengono usati avverbi di luogo differenti ed essendo scomparsa la versione originale aramaica non e' possibile sapere quale traduzione sia la piu' vicina al testo scritto da Giuseppe Flavio):
E' fondamentale l'indicazione di Giuseppe Flavio che nella localita' Ammaunte (detta anche Ammaus e presente nelle traduzioni come Ammathus, Ammatus eccetera) c'era una fonte di acqua calda.
Le famose fonti termali di Acqui Terme si trovano nel centro della citta' (la fonte chiamata La Bollente) ma anche sull'altro versante della valle, sia in localita' Bagni (oggi quartiere di Acqui Terme) sia presso la stazione ferroviaria di Visone. Tra tutte queste fonti termali quelle che probabilmente si trovavano nei pressi dell'accampamento di Vespasiano erano le acque solforose di Visone per il suo nome medievale Vidisionum (in forma ablativa Vidisiono nel testo della figura tratto dalla "Sententia Consulum Aquensium in lite inter capitlum Aquens. et Manfredum Boccacium" dell'anno 1186) le cui consonanti VDsN^M formano l'ebraico "S-^MVND", "che e' Amaunte":
Gamala:
Qui di seguito esploriamo i luoghi che confinano con la Galilea tenendo come epoca di riferimento quella delle guerre giudaiche che vengono descritte principalmente nelle opere di Giuseppe Flavio.
Sul litorale (fiume Tanaro), tra Dora (Treiso) e Ioppe (Fava), si trova la Torre di Stratone, in lingua greca Stratonos pyrgos:
A sinistra di Ioppe (Fava), ci sono Iamnia (Meane) e i palmeti di Fasaelide (Pezzole):
L'antica Bozeda ("BST"), oggi chiamata Bosia, e' la citta' costruita da Erode chiamata Sebaste:
Cravanzana e' l'antica Capritania le cui consonanti CPRTN possono trasformarsi nel nome del villaggio Anuath Borceo che rappresenta il confine tra la Giudea e Samaria, lo stesso confine che in altro brano viene definito Acrabatene:
Nella pubblicazione di Paolo Demeglio intitolata "Il sito fortificato di Santa Giulitta a Bagnasco" si riporta che "alcuni indizi consentono di ipotizzare una sua collocazione in ambito alto-medievale, forse un appartenenza al sistema difensivo biantino", sebbene venga citato il ritrovamento di alcuni frammenti ceramici e un asse in rame di Caligola per Agrippa che ci porta all'epoca romana in cui si svolsero le Guerre Giudaiche. In particolare tale ritrovamento suggerisce che "il tracciato viario abbandonasse la fascia adiacente al Tanaro per salire a mezza costa e superare cosi' lo sbarramento naturale" (si riferisce a due strettoie rocciose che "precedentemente agli interventi di eta' moderna, hanno condizionato il transito lungo il corso del fiume; la prima a sud di Ceva... la seconda tra Bagnasco e Pievetta).
L'ipotesi che possiamo fare e' che il tracciato viario non si allontanasse dal fiume Tanaro per superare la strettoia tra Bagnasco e Pievetta, ma lo facesse per risalire lungo la cresta dove si trova il sito fortificato di Santa Giulitta fino a raggiungere la cima del monte Sotta:
In questo senso, l'esistenza di una via che arriva al pianoro sulla cima dei monti Rossotta e Sotta viene confermata dal fatto che:
Tale roccia metamorfica presente sul monte Rossotta e' sostanzialmente di colore "grigio chiaro a patina bianca" e collima con la "pietra bianca" che costituiva il muro della fortezza costruita da Erode:
Si presume che i sette stadi di lunghezza del muro (circa un chilometro e trecento metri) indichino il perimetro intero della spianata presente sulla cima del monte Sotta, con la reggia che viene a posizionarsi sul vicino monte Rossotta, alle pendici della spianata, con le "pietre bianche" del muro e della reggia che in epoca successiva sono state usate per costruire il sito fortificato di Santa Giulitta:
Erano due i sentieri che raggiungevano la cima del monte su cui si trovava la fortezza di Masada:
La "pista che sale dal lago Asfaltite" (il biblico mar Salato alias mar Ligure) e' quella che dal litorale savonese sale sulla cresta dei monti per terminare, senza mai scendere, al di sopra di Calizzano. In particolare, come mostrato nella figura, l'estremita' iniziale della pista e' costituita da due capi (uno che parte dalla pianura savonese e inizia a salire sulle alture di Valleggia, l'altro che dalla costa di Bergeggi sale subito sulla cresta dei monti):
Come riportato nel libro di Giuseppe Flavio, "la prima di queste due piste", quella orientale al termine della pista che sale dal lago Asfaltite, viene chiamata "il serpente":
I trenta stadi (circa cinque chilometri e mezzo) corrispondono bene alla distanza tra la cima del monte Sotta e le alture a destra di Calizzano (dove termina la pista in alta quota che unisce Calizzano alla costa savonese).
Essendo abbastanza naturale che un sentiero che si inerpica sul monte e' costituito spesso da numerosi "ripieghi continui", detti anche "tornanti", e' possibile che tale pista la chiamassero "il serpente" per essere parte del "serpente geografico" che nel mito egizio era nato dall'occhio di Ra mentre nel racconto biblico e' il serpente che si trovava in paradiso con Adamo ed Eva:
Confini della Perea:
Sul confine meridionale della Perea, la fortezza di Macheronte (Macherunte, Makhaira, Machaerus):
Facciamo attenzione che la prosopopea con cui tale fortezza viene definita "inaccessibile" e circondata da "burroni di cui non si riesce a vedere il fondo", viene sminuita fortemente dal successivo brano in cui il burrone sul lato orientale e' alto poco piu' di quaranta metri (cento cubiti), molto meno di quanto si immaginerebbe pensando ai sopracitati "burroni di cui non si riesce a vedere il fondo":
Il bric Roccassa, e alla sua sinistra il torrente Erro, a circa dieci chilometri dal mar Ligure, cosi' come Macheronte seguendo la costa montuosa alla sua sinistra e' distante cento piedi (circa dieci chilometri) dal lago Asfaltide alias mar Salato (il mar Ligure):
A nord di Macheronte:
Non sappiamo che pianta sia quella della radice di colore rosso dalle virtu' miracolose, mentre come sorgenti termali con acqua calda oppure fredda ce ne sono parecchie in tutta la zona tra il torrente Erro e la soprastante Acqui Terme il cui nome e' proprio quello delle "acque dei Liguri Stazielli" (Aquae Statiellorum) famose gia' in epoca romana. In particolare, da alcune di queste sorgenti escono acque solforose che sembrano essere legate alle "miniere di zolfo" citate da Giuseppe Flavio.
Un discorso a parte va fatto invece per le miniere di "allume". Non abbiamo altri testi dello stesso autore per capire quale materiale volesse indicare con tale termine. Come riportato in uno studio dell'Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale:
E' quindi possibile che Giuseppe Flavio con il termine "allume" intendesse indicare minerali di amianto la cui presenza e' attestata proprio a nord del bric Roccassa, sulle pendici del monte Vallaccia a sinistra del torrente Erro:
Samosata (Sesto Calende), la piu' grande citta' della Commaghene (Comignago), sul fiume Eufrate (Ticino):
Poco sopra Samosata (Sesto Calende) la regione di Sofene (Fosseno):
Sia Samosata che Sofene, nella parte bassa del lago Maggiore, prima di essere indipendenti facevano parte del regno di Armenia (Urartu) che nella "mappa del mondo" babilonese si trova sulle Alpi da Biella al lago Maggiore:
Cleopatra accompagna Antonio sull'Eufrate (fiume Ticino), passa da Apamea (l'antica Paviam oggi Pavia) e da Damasco (Costa Vescovato) per poi raggiungere la Giudea (valle Bormida):
Dopo aver incontrato Erode, Cleopatra viene accompagnata a Pelusio (la spiaggia di Malpasso tra Varigotti e capo Noli) dove presumibilmente la aspettavano le navi egiziane pronte per riportarla in Egitto:
Tito parte da Alessandria (la pianura di Tolone e Hyeres le cui consonanti TLN e HRS formano il nome HLSNTR di Alessandria) e raggiunge Nicopoli (Nicopolis, la polis Nico le cui consonanti sono quelle di Canua, l'antica Cannes, e della vicina Nice, Nizza Marittima).
Il brano in cui viene descritto il "trasferimento" di Tito da Alessandria a Nicopoli (traduzione dello scomparso originale ebraico) contiene una distanza errata di venti stadi (meno di quattro chilometri) talmente breve da non avere senso definirlo "trasferimento", per cui si presume che la cifra sia stata modificata per adattarla alla duplicazione geografica dell'Egitto africano, oppure sia un semplice errore di traduzione laddove la cifra esatta non sarebbe 20 stadi ma 200 (i circa quaranta chilometri che indicano il "trasferimento" via terra dalla pianura di Tolone a quella di Cannes):
Le navi di Tito approdano a Tmuis (Thmuis, Tmui, l'antica Villa Matuzia Matutia oggi chiamata Sanremo) e l'esercito prosegue il cammino a piedi fino a Tanis (l'antica Adyanis oggi chiamata Diano), poi arriva a Eracleopoli (la "citta' di Ercole", "Eraclea", Ceriale) giungendo infine a Pelusio (Pelusium, la spiaggia di Malpasso tra Varigotti e capo Noli):
Arrivati a Pelusio (Pelusium, la spiaggia di Malpasso tra Varigotti e capo Noli), i Romani si addentrano nell'entroterra salendo sull'altopiano delle Manie per raggiungere la strada che dal lago Asfaltite porta al monte davanti alla fortezza di Masada:
Il santuario di Giove Casio e' presto identificato grazie alle consonanti "J" (la "J" di Giove"), V, K e S che formano il nome latino "Jacovus" altresi' detto "Jacobus" da cui proviene il nome Giacomo del colle di San Giacomo, storico passaggio tra i paesi della costa ligure e la valle Bormida usato anche dai viaggiatori provenienti dal Monferrato e dal ducato di Milano che volevano recarsi nel Finalese e nella terra d'Albenga. In particolare, il vicino Pian dei Corsi potrebbe rivelare nel nome Corsi l'ebraico "har Casio", la "montagna Casio":
Giunti sullo spartiacque tra il territorio egiziano (riviera ligure di Ponente) e la Giudea (la valle Bormida), i Romani evitano di scendere nella valle sottostante e seguono la cresta dei monti fino a raggiungere Ostracina con l'obiettivo di raggiungere Rinocorura, detta anche Rinocolura, che nel testo greco della Septuaginta e' il biblico "torrente d'Egitto" che segnava il confine occidentale della Giudea:
Dunque, una volta partiti dal santuario di Giove Casio ("Jacovus", colle di San Giacomo), le successive tappe dei Romani furono Ostracina (il bric Roncaccio al di sopra di Caragna e Caragnetta), il torrente d'Egitto detto Riconorura (il fiume Tanaro), Rafia ("Pharus", Paruzza a fianco di Mombasiglio), Gaza (Ghiozzi), Ascalona (Clavesana), Iamnia (Meane), Ioppe (bric dei Fava), Cesarea Marittima (Alba):
Scitopoli (Bistagno, Succot, Caristo)
Sennabris (Ciravegna, Gianferro)
Taricheas, Tarichea, Tarichee (Torrazza)
Ammathus e Gamala (Visone e Orsara Bormida)
Luoghi vicini alla Galilea
Cesarea Marittima (Alba)
Iamna (Meane)
Sebaste (Bosia)
Acrabatene e Anuath Borceo (Cravanzana)
Masada (monte Sotta)
Perea (tra Bormida, Erro e Orba)
Macheronte (bric Roccassa)
Eufrate (fiume Ticino)
Cleopatra dall'Eufrate a Pelusio
Alessandria d'Egitto